Poesie ed immagini

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SUSSURRI E POESIA

Liquide note

virtuose:

nell’aria spandono

voce melodiosa

di questo pianoforte.

Si confondono

col silenzio

danzando tra

i cristalli

del lampadario.

Sospese nei pensieri

si rincorrono

tra felicità e tristezza.

Pianissimo…………..

Ecco l’andante .

Sussurri e poesia.

Sull’ultima nota

s’incanta il silenzio.

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IL CANTO DEL CIGNO

Vivide gocce rincorrono

immagini sbiadite nell’ombra;

drappi neri s’inseguono

nel cielo di lucida pioggia.

S’incammina la sera

e i tratti del mondo

scolora.

Bruciano nuvole torbide

– stordite, infiammate –

al canto del cigno

solista del sole.

Con lingua di fuoco

le afferra, dilaga,

si scioglie, le invade.

È un incendio sommerso

d’oro e piombo colati

– fusi l’uno nell’altro –

abbracciati.

Il cielo s’inebria,

svanisce la terra…

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LA MAGIA DI UN NUOVO GIORNO

E’ ora finalmente!

quell’attimo mansueto

che segue la notte e precede il mattino

trattiene il respiro,

la natura tutta è in attesa,

il risveglio è prossimo.

La magia

che si rinnova

nell’incanto dell’alba,

canta il gallo

ambasciator di questo evento,

poi trepido silenzio e fremente compostezza.

Ed eccolo il boato

in un fragore di luci che si accendono

tutte insieme,

esplodono nel cielo,

giunge infine il sole

a battezzare il nuovo giorno.

Ed è un festoso cinguettare di uccellini,

lo schiudersi dei fiori,

la carezza della rugiada

che lieve scivola sugli steli,

la òla dell’erba che vibra

pizzicata dalle esperte dita della brezza.

E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,

il suono d’una campanella al collo d’una mucca,

il rincorrersi di un’onda dietro l’altra,

oche che schiamazzano in girotondo,

il sapore fresco del latte appena munto, del pane caldo,

delle uova raccolte sulla paglia,

lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.

I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono

aprendosi e chiudendosi ritmicamente

sul mondo che nasce,

avidi e mai stanchi,

felici ancora di assistere

alla magia di un nuovo giorno.

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PICCOLI MOMENTI

Sono i piccoli momenti

a riempire la nostra vita.

Sono i piccoli momenti

a regalarci le più belle emozioni.

Sono sempre essi

che si fissano negli eterni ricordi,

che non vanno via

nemmeno quando gli occhi si bagnano di pianto.

C’è vita persino in quegli attimi di disperazione

dal silenzio una scintilla di gioia provocherà un’esplosione.

Basta un istante, solo un istante

per rallegrare i nostri gelidi cuori.

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ANGELI SPORCHI

Essere due piccole gocce di inchiostro nero

su una tela dipinta

ove falsi colori vivaci

esaltano con cattiveria e pregiudizio

la loro diversità:

non spetta anche a loro sognare l’armonia?

No! il cielo non ammette angeli sporchi

e violento strappa loro le ali.

Essere creati

per vivere accanto alla colpa,

insieme alla vergogna

ma di cosa?

Di essere diversi? Ma da chi? Perchè?

Domande che chiamano altre domande

in un girotondo senza risposte.

La confusione aumenta

al pari di uno strano risentimento

che fa soffocare,

che induce a dubitare:

E’ questo ciò che gli altri vogliono da loro?

Che non esistano?

E’ quello che vuole il loro Dio?

Che non esistano?

Sì! il cielo non ammette angeli sporchi

e graffia la carne sotto la loro pelle.

Ho visto quelle due piccole gocce avvicinarsi

fino a diventare una sola,

angeli che finalmente hanno qualcuno

che asciughi le loro lacrime,

che li accarezzi,

che li abbracci!

Angeli sporchi

che ora si stringono tra loro

consolandosi a vicenda.

Un solo gesto,

un grande coraggio!

Il piacere profondo del peccato giudicato dagli altri

peccato come realizzazione di un sogno

come fuga da un mondo ipocrita in bianco e nero,

come vendetta verso una madre

che cerca di soffocare sul nascere

le proprie creature.

Perchè mai l’uomo

non rispetta l’uomo?

Non riesco proprio a capire…

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IL SERPENTE

Un’eco

insegue la mia fuga,

è una lingua di fuoco

che tutto brucia

e che quando mi raggiungerà

consumerà il mio essere.

È forte solo perché io gli permetto di esserlo.

Il vortice

si avvicina sempre di più,

gira

sempre più forte,

e il suo buco nero,

al centro,

mi risucchia,

mi avvolge i sensi e la mente.

Annaspo nel turbinio

ed ho paura di toccarti

per non contaminare anche te

e trascinarti con me

nell’immenso occhio nero.

Vedi accanto a te un mostro con tante teste

il grande serpente

che oscilla fra te e il futuro?

Vedi

le sue lingue di fuoco

che bruciano tutto davanti ai tuoi passi?

E non senti i suoi piedi

calpestare la polvere,

bruciare nella cenere?

Ridicolo essere umano, ammasso di briciole tenute su dalla presunzione,

non puoi vincere

una potente soprannaturale forza.

Ti prego

guarda accanto a te: E’ bugiardo! Abile mistificatore!

Non si rivela mai per quel che è realmente:

è il tuo serpente!

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MASCHERA

Sembra tutto così perfetto

come scenario di un’opera teatrale

ma quale sarà il segreto,

l’orrendo retroscena di questa farsa,

di questa commedia che chiamiamo vita?

Qual’è il ruolo che mi è stato assegnato?

Cos’è questa maschera che prontamente

le mie emozioni cela?

Come una lumaca

mi rinchiudo con viltà nel mio guscio.

E’ piu adatto a lacrime e vani sorrisi

questo mio volto coperto e deturpato

miserabile sotto la sua ridicola perenne smorfia.

Teschio

a ghigno

eternamente condannato.

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CANTO DI DELIZIA

La mia lingua sfiora la tua lingua,

il mio sesso nel tuo sesso,

il mio cuore nel tuo cuore,

la mia vita nella tua.

Anima sguarnita da ogni vincolo

stretta a me in un desiderio sfrenato

rincorre la perfetta incarnazione del godimento.

Bagnato è il tuo corpo

di linfa sacra

dove riposa la più alta eccitazione

delle fantasie più proibite ed inconscie.

Profumo di rose appena colte

sparse nel tuo campo che ho appena sconfinato,

in un sussulto il tuo respiro

sa di mandorle e canditi.

I tuoi vagiti si fondono con i miei

creando intensi movimenti fisici

di pura creazione artistica

tramutandosi in un canto di delizia.

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BIANCANEVE

Ragazzini eravamo forse bambini

una decina circa non di più

8-10-13 anni al massimo

queste le nostre età.

35 anni aveva lei se ben ricordo

Biancaneve la chiamavamo noi,

per cinquemila lire il pisellino ci toccava,

per dieci lo succhiava.

Infine per trentamila l’amore faceva

e sempre con uno per volta

mai tutti assieme

o più di uno.

Com’era bella Biancaneve nostra!

Com’era dolce e comprensiva!

Come ci sapeva fare!

Un dolce segreto era e nessuno di noi mai parlò.

Per caso l’ho rivista dopo 30 anni e forse più

appesantita, invecchiata, sfiorita, la nonna pareva

di quella Biancaneve conosciuta allora

ma un sussulto al cuore ho avuto lo stesso nel vederla:

“Biancaneve!”

d’istinto le ho detto senza volerlo;

“Prego?”

mi ha risposto stupita lei.

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LE TUE MANI

Le tue mani morbide più della seta

sfiorano con dolcezza il mio pene,

lo accarezzano,

lo stringono,

lo muovono.

Chiudo gli occhi

mi concentro su quel delizioso piacere,

sospiro piano,

mi abbandono vinto,

abbraccio l’estasi.

Come un trovatello ragazzino

stretto fra le tue mani,

il mio membro si lascia andare,

cresce sempre più

nell’eccitante movimento d’un’altalena.

Il cuore ora sembra scoppiarmi in petto,

incontrollabile diviene il mio respiro,

esplode come neve bianca

il succo del mio piacere

splendido dono per le tue sapienti mani.

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AMPLESSO

I nostri corpi che si scontrano

e si possiedono senza tregua.

Pelle bollente,

segnata,

battuta,

e il sangue che scorre dentro

impazzito.

Fluisco dentro di te

come un’onda inarrestabile

che mi porta a riva,

e poi

mi spinge di nuovo al largo.

Scopro limiti che mi fai superare

ancora prima che io me li ponga.

Non resisto perchè non voglio resistere.

Prima ti penetro la mente con la mente,

poi il sesso con il sesso.

Il tuo corpo apre la folle danza del piacere

e il mio puntuale risponde.

Penetro in te in profondità.

E’ come se io stesso entrassi in me,

scavando tra emozioni e desideri

che non conosco

e scopro ogni volta come fosse la prima.

Ti accarezzo

come un soffio di vento

e mi scuoto quando esplodo in te,

quando godo nella parte più intima del tuo corpo,

quando esce l’animale che ruggisce dentro di me.

E in quei momenti,

possiedo anche la parte più intima

della tua anima.

Ti faccio gemere, urlare, tremare, godere, venire.

Per me tu sei sempre

completamente nuda

anche quando sei vestita,

mai ho desiderato tanto conoscerti!

possederti!

amarti!

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Tu

che hai saputo dipingere

con i colori dell’anima,

immortalando sensazioni racchiuse

in mille immagini.

Hai creato arcobaleni,

voli di aironi

tra cielo e mare
abbagliando di luce

l’orizzonte del cuore.

Mi hai modellato,

con la tua arte plasmato,

sfiorando insieme

il tutto e il nulla,

l’estremo e il semplice.

Una libertà

infinita

che attraversa il respiro

e fa volare via,

via.
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DOLCISSIMA STELLINA

Dolcissima Stellina,

timida come un pallido sole dietro le nuvole,

tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,

dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada

tu sei per me il sogno d’una notte incantata,

l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile.

Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro

come una luce fioca

che da lontano cresce… cresce… fino ad abbagliarmi l’anima

col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno

e la tua voce melodiosa come cori di augelli.

Lacrime lucenti di gioia

brillano adesso nei miei occhi.

In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore,

dipinto di sogno la realtà

ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magico.

Sembra quasi d’averti già conosciuta tanto tempo fa

in qualche sogno lontano chissà dove

e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi,

scopro in essi l’infinito vibrare

e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti,

dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte.

Restano ammutolite nel mio silenzio magico

mille parole, mille sensazioni

che sento ma non riesco ad esprimerti,

non so come spiegartelo

ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile, mai provata prima,

meravigliosamente reale al tempo stesso:

un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso

come il rosso corallo negli abissi del mare.

Da una vita sono in cerca di te

ma tu sei più di quanto aspettassi.

Dolcissima Stellina

Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare,

resta quel germoglio che sei adesso.

Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,

non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,

l’armonia d’ogni tuo gesto

perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi,

hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:

che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito

quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?

e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?

Addio mia dolcissima Stellina!

avrei voluto darti molto di più

tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo

ma sono dai tuoi anni

ormai disperatamente lontano.

Ti lascio in questa poesia

il mio ricordo di ragazzo solo come te

ed ogni volta che la leggerai, d’incanto,

non esisteranno più barriere né distanze tra noi due,

io, di colpo, rinascerò in te

e tu, specchiata nella mia anima,

sarai qui vicino a me.

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EROS E MORTE

Eros e morte

camminano insieme,

l’uno a fianco dell’altro,

dall’origine dell’universo

sino all’eternità.

Non può esistere il sesso

senza l’incombente presenza della morte,

e non si può morire per sempre

se non si sparge prima su questa terra il seme dell’amore.

Ogni essere umano comincia a morire

da quando un orgasmo lo genera,

e conserva nella memoria d’una lapide

parte di quell’amore che non separa la vita dalla morte.

Non c’è maga Circe capace di convincere Ulisse

col dono dell’immortalità,

e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare

che spaventi l’uomo

perchè quest’ultimo, bramoso d’avere tutto e subito,

ostinato e vanitoso,

innamorato di quel breve soffio che è la vita,

è pronto a sfidare persino gli dei primeggiando

pur di amare e morire,

respirando fino all’ultimo alito di vita,

sfruttando anche l’ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.

Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità

anche l’Onnipotente resterebbe senza parole.

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PULEDRINO

È una piccola bellezza la sua

in tutti i sensi,

con quelle gambette ancor deboli.

Venuto alla luce da una settimana,

ha sempre un’aria incuriosita

per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.

È completamente nero come la notte,

con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;

fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.

Non so… ma questa piccola creatura

possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità

due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.

Ora, disteso fissa il vuoto

chissà a cosa pensa!

le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.

Appena la sua mamma si muove

lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,

in questo mondo che sente ancora straniero.

Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino

scoprirà pian piano la vita

e non sarà più un gioco.

E chissà,

forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi

da solo con la sua raggiante bellezza.

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AL MIO CANE

La tua presenza

colmava il vuoto

della mia oziosa solitudine,

spesso mi contrariava

il tuo lungo abbaiare

che ora mi manca da morire.

Mostravi tutta la tua gratitudine

stendendoti ai miei piedi

e mi contemplavi,

parlavi con gli occhi

ci capivamo

nell’incrociarsi dei nostri sguardi.

Ci ritrovavamo sempre

nel nostro mondo

pieno d’abitudini,

forse

non ero solamente il tuo padrone

ma il vero amore.

Oggi non ci sei più

la tua festosa compagnia

si è dissolta

nella morte

ricoperta

dalla nuda terra.

Ma per me

rimani sempre una ferita aperta

incancellabile ricordo dentro al mio vuoto

nel ripiombato abisso

d’un’altra e più profonda

solitudine.

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ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE

Allontana da me questo calice, Mare!

non voglio berlo,

non è vino

ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito

è salato

come schiuma di mare.

Allontana da me questo calice, Mare!

non lasciare che io m’immerga in te

sino a scomparire sott’acqua,

sono ancora vivo

il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono solo un uomo di carne e ossa

non posso vincere le tentazioni

non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,

abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono come Gesù nell’orto degli ulivi

non posso perdermi

e tu non puoi abbandonarmi

ora che ne ho più bisogno.

Allontana da me questo calice, Mare!

trasmettimi la potenza delle tue onde

la libertà del tuo orizzonte,

fa’ che la tua immensità

riempia la mia solitudine.

Aiutami!

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SOGNI DI SIRENE

Era quello un modo

per rinascere innocenti

su una strada nuova,

come se una dea partoriente

avesse plasmato il suo feto

in schiuma di mare,

fino a ridosso delle correnti

dove accorsero sirene

a cantare ninnananne al vento,

richiamo vibrante

d’antica preghiera,

primordiale anelito

di sfiorare Dio,

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IL GIOCO DELLA MORTE

Si è fatta bella

la morte,

che con mano gentile

dell’inferno m’ha schiuso le porte.

Stanotte ha indossato per me

l’abito da sera,

soffiandomi lieve sul viso

un alito di primavera.

È Bella!…È santa!… Così vestita da puttana,

giarrettiera, pizzo e calze a rete.

Con mosse seducenti s’aggiusta la gonna tra le gambe,

mentre si aggira furtiva con la sua falce intorno a queste tombe.

Intenso il suo odore,

inebria come vino l’aroma del peccato,

gocce di mistero i suoi occhi,

sensuale si manifesta il profumo del tormento.

Malizioso e penetrante il suo sguardo grigio fumo

m’ ha legato con robuste catene

e posseduto sull’altare del piacere

attimo di fugace emozione.

Come rito sacro

di gran sacerdotessa,

intenta a celebrare

messe nere.

Pezzi di carne cruda

e sangue offerti in sacrificio,

calice di fiele per acquietare

l’ansia nell’oblio.

Incantevole, dolce ella appare

e io l’ho amata

su un letto di passione impudica e discinta

intensi orgasmi i nostri tra lenzuola di seta,

nettare d’ambrosia e miele il suo calice.

È cosi bella….Così dolce ….Mio Dio !

sul viso vivida

risplende una luce.

Sembra innocente e pura

come una bambina,

il mio nero angelo

invece mi tenta come una sfrontata sgualdrina.

La   cerco!… La voglio! … La bramo!…

non conosco il suo nome

ma in silenzio

la chiamo.

Da questo mucchio di cenere e ossa

dove è sepolta sotto nuda terra,

la mia sconsacrata fossa

è già pronta.

Leggera come un’odalisca

ella volteggia su opposti cieli,

sinuosa muove i passi di una strana danza,

sventolando lunghi veli.

È allegra…libera… e mi sorride!

Mentre cerco di afferrarla con le dita scheletrite:

“Dimmi come ti chiami!” le chiedo finalmente,

me lo scrive con rossetto color porpora

su una lavagna azzurra

illuminata da una stella:

“Amor mi chiamo io! E dolore è… l’eterno compagno mio”

mi risponde.

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IN SILENZIO

Io e te,

mano nella mano,

camminiamo verso il sole

guardandoci in silenzio.

Le nostre orme sono raggi di luce,

nel loro chiarore, riflesso,

osservo il tuo viso dolcissimo

che m’incanta, in silenzio.

Siamo solo noi due,

creati l’uno per l’altra,

rapiti da questo sole immenso.

Un amore senza fine grande più di noi

ci trascina via lontano

e tu esisti ormai dentro di me

ti sento in ogni parte del corpo,

tu sei l’aria che sto respirando,

sei la mia stella che brilla nel cielo.

Vicinissimi, avvolti dal calore,

noi ci amiamo sfiorandoci in silenzio.

Siamo in viaggio da qui all’eternità,

eroi di un sogno in questo breve vivere,

non svegliamoci mai,

ed ora, in quest’istante magico,

tu ed io siamo un solo essere,

non so più dove finisci tu e comincio io,

dove si dilegua il sogno e appare la realtà,

ora tutto acquista un senso

e finalmente scopriamo insieme

che c’è qualcosa di noi,

un motivo per vivere.

Non siamo più soli,

finché mi starai vicina, saprai tutto di me,

avrai il meglio di me stesso

e tu con me sarai sincera.

Stringimi la mano più forte,

sei l’unico scudo tra me e il mondo,

ho bisogno di te per non morire.

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PRIMO AMORE

Un’ondata improvvisa di luminosi ricordi

sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà

e la schiuma che ritorna al mare,

lascia un immenso prato verde

ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera

e in quel giardino, d’incanto,

sbocciarono fiori di mille colori e ali dorate di farfalle,

lì v’era un bimbo che inseguiva felice il volo d’un aquilone

ed una bambina

che sfogliava dolcemente i petali d’una margherita.

Era bello correre insieme a lei, mano nella mano,

tra le spighe di grano più alte di noi

e l’azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai,

saltellare a gara con i cerbiatti,

e seduti in riva al ruscello,

gettare ramoscelli sull’acqua per vederli galleggiare dolcemente

e all’imbrunire, sudati e sporchi di terra,

scappare sul colle più alto

ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi,

aspettare in silenzio l’arrivo dell’arcobaleno con i suoi mille colori

e lì: “Io ti voglio bene anche se non so baciare” le dissi

col cuore che batteva forte come un uragano,

lei sorrise, mi baciò la guancia

e sbocciava così il mio primo amore

mentre una cicogna volteggiava in festa per me.

Ed ora, proprio in quest’istante mentre ti bacio amore mio,

io rivivo l’emozione d’allora,

la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore

e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te,

non più da bambino, ma da uomo ormai,

quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore

vorrei regalarti!

quanti segreti avrei da svelarti!

Ma tu … tu non capiresti mai

perché non so capirmi neanch’io

e non so come mai stai con un ragazzo come me

che ha ancora quei prati vergini nell’anima,

che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me

pronta ad amarmi: che buffo!

Ti prego non dirmi che sono un bambino

anche se non so far l’amore,

anche se il mio mondo è ingenuo.

Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano, mi dici:

“Non esiste al mondo ragazzo migliore di te”.

Amore mio,

io ti amo per non sentirmi solo,

per sorridere e volar via,

per vincere la paura che c’è in me,

per fermare la mia giovinezza che va via.

Amore mio,

è così naturale essere felici,

come mai la gente non lo sa,

non mi crede!

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RICORDI

Si dirada come per incanto

la nebbia che mi avvolge

e s’apre d’improvviso il cielo

col suo manto azzurro,

torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi

come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.

Mi vedo a otto anni

quando avevo un’amica soltanto

che volevo bene come sorella.

Ricordo ancora come fosse ieri

i suoi capelli neri a boccoli

che le coprivano quell’esili spalle

come schiuma del mare accarezza gli scogli.

Era una bambina orfana

e la sera, quando andava a dormire,

si addormentava con due pupazzi vicino:

un orsacchiotto grande suo padre, una Barbie la madre,

aveva un segreto, teneva quei pupazzi sotto il cuscino.

Mi chiedeva spesso:

“Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?”

non sapevo mai risponderle.

Da grande sognavo già di sposarla,

le dedicavo poesie e come per magia il suo caro viso spariva

ed io mi vedevo in un teatro affollato

con tanta gente in piedi ad applaudirmi.

A quindici anni

evitavo i compagni, i giochi e le feste

e restavo da solo per ore

ad osservare la distesa infinita del mare,

una voce dentro mi ripeteva sempre:

“I sogni non muoiono mai”.

Cercavo la libertà,

mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,

immaginavo di volare via per scoprire il mondo

senza ritorno, senza fermarmi

come un’onda senza mai una spiaggia

ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,

si perdevano in lontananza,

laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

Son diventato uomo troppo in fretta

e non riesco più a sognare.

Cerco ancora l’arcobaleno d’allora,

trovo le inquietudini di adesso.

La speranzosa attesa d’un tempo,

le antiche illusioni,

come oggetto prezioso caduto per terra

e frantumato in mille pezzi,

sono morte e crollate inesorabilmente

nell’amara consapevolezza del nulla che mi circonda.

Ma perché bisogna dire addio

sempre alle cose più belle?

alle delizie che promette ma non concede la vita?

Rassegnati animo mio,

le tue domande non conosceranno mai risposte!

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LA LEGGENDA DI CAMILLA

Chi di realtà si nutre

defunta ombra del nulla eterno è,

chi ai sogni crede,

la collera del tempo affamato

vincerà nei secoli.

Fra i castelli fatati dei mie sogni

Illa io ti sto inseguendo,

è la tua leggenda.

Gelosi folletti la raccontano in sogno.

Una notte di duemila anni or sono,

Camilla, una leggiadra ed esile ancella,

scrisse nel suo cuore:

“L’amor non vien da me, la fede stanca illusione,

la mia tenera età fior che appassisce,

ai sogni affido il mio avaro destino”.

Disperata ma senza lacrime,

corse verso quel dirupo che dominava quella valle

incantata da filtri magici, popolata da gnomi,

e da lassù altissima si gettò

gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sopra quella valle,

il tempo arrestò la sua corsa affannata

e, come per incanto, tutto restò immutato.

Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario

che ignaro non conosce la storia di lei

ed attraversa quell’angusta e remota valle,

senza veder né capir nulla,

ode nel leggero mormorio del vento,

l’eco della voce del fantasma di lei

che ripete ancora:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sì, nella mia fantasia,

tu Illa sei viva

e vivrai per sempre

con me.

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I MIEI PIU’ ATROCI INCUBI

Sono stato al parco.

Era notte.

Buio.

Cielo nero a sovrastarmi.

Incerto presagio di fine.

Io e l’oscurità.

Mi sono inginocchiato

ai piedi dell’acqua sporca che scorreva.

Ho rivisto il mio volto,

nel silenzio ho urlato,

ho urlato,

urlato!

fino a non avere più voce.

Non ero solo,

eppure mi sentivo come abbandonato.

La solita sensazione di dispersione

che si impadroniva nuovamente di me.

Sarei voluto correre via, scappare via

veloce, sempre più veloce

ma sono rimasto paralizzato

senza armature per difendermi

vittima dei miei più atroci incubi.

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ANCESTRALI PAURE

Fievole luci

che all’imbrunire

non vincon l’ombre.

Indecise sagome

arrancanti nel buio

nero antro di ancestrali paure.

Figure incerte

di bieco pensiero avvolte

che di nera cronaca s’ammantano.

Passi veloci

come a sfuggir tempesta

nei vicoli t’inseguono.

Il gelo del comune sentire

tutto avvolge

come unico sudario.

E a nulla vale

il lume della ragione che è vanto

nè il saper che l’amor mio m’è accanto.

Solo il colore del sogno

potrà spezzare

del grigio orrore il cerchio.

Solo di poesia il volo

potrà sciogliere delle catene

l’angosciante nodo.

Subisco l’ultimo disperato assalto

di chi sa che la sua guerra

ha già perduto ormai.

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PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA

Luna,

tu muta e bianca

sul destino degli umani

posi silente lo sguardo.

Solinga e distante,

sorella del buio e delle ombre,

non ti diletti e non piangi

ma taci,

osservi e sempre taci.

Eppure chi può dirmi se non tu sola

se è per natura perdente l’umana sorte

o se riposerà alfin ciascun mortale

e avran sollievo le sue notturne paure?

Vorrei chiederti o mia cara luna

a che serve vivere

e dove porta questo terreno viaggiare,

per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?

Ma tu mi appari misteriosa e vana

come lo è tutta l’esistenza umana

senza risposte, né certezze,

incurante della mia anima che anela, brama di sapere.

Io fragile essere, piccolo e limitato

tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,

eppure quanta grandezza nell’umano spirito

nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!

Silenziosa luna presto dovrai andar via,

l’alba si sta svegliando,

la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno

ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?

e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?

Luna

musa ispiratrice di poeti e cantanti,

meta irraggiungibile di sogni lontani,

compagna notturna di viandanti e zingari,

lascia che io alzi lo sguardo fino a te,

ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.

Tu luna vegli sopra uno strano mondo

fatto di pazzi.

Qui non c’è amore né comprensione

ed io non voglio più starci.

Un immenso buio

ha schiuso le ali sul mondo

e sul cuore degli uomini,

e questa notte sembra non aver mai fine.

Addio anche a te luna!

la mia solitudine è ormai segnata

in un presagio di morte

che prelude al pianto.

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C’È QUALCOSA

C’è qualcosa che immagini

quando sei bambino

e che poi perdi da grande.

È una sensazione magica

figlia della tua innocenza

vivida d’una luce quasi immortale.

Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,

davanti ai tuoi occhi

come per incanto si aprirà l’universo.

E le sue leggi lo governeranno con amore

e sarà armonia

bellezza cosmica.

L’oceano non ti farà più paura

e vorresti essere una goccia d’acqua

per unirti al mare.

E scoprire il tutto

essere in simbiosi con la natura

ammirarne il fascino.

Vorrai dare agli altri

la ricchezza che avrai dentro,

fino ad entrare in comunione con Dio.

Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio del tuo cuore

ringraziarlo per averti donato la  vita

con le sue meraviglie sempre nuove.

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SOGNO SVANITO

Sono in un prato,

un grande prato fiorito,

pieno di pace

e silenzio,

lì vedo i miei sogni perduti

impossibili

finiti.

Ci sei anche tu con essi

mi tendi le braccia con i capelli al vento

accenni un sorriso

ed io ti corro incontro,

ma di colpo mentre sto per sfiorarti

il mio sogno si spezza,

e il prato ridiventa il mio letto.

Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,

tutto intorno si trasforma

il sole diventa luna,

il giorno notte,

ed è caos nella mia mente,

tormento nel cuore,

mi ritrovo solo.

Non più il tuo sorriso

ma lacrime nei miei occhi,

quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,

addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà

di te mi rimarrà solo il ricordo

e la speranza di incontrarti di nuovo,

intanto mi consumo nella mia tristezza.

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AD UN PASSO

La tua esile figura,

trasfigurata nello specchio dell’universo

come spicchio di luce scende dall’alto

e attraversa cieli

strati di lucide gemme.

Entra così nel giardino della mia vita

fiore rigoglioso che affonda radici

nella terra della mia carne,

mutando destinazione

orientandosi su di me.

Ed è amore

puro

asceso come in un vortice

alimentato dalla forza della speranza,

pervaso da particelle fuse di materia.

Imponente figura

regina e sovrana

giri le spalle

all’ultimo sguardo della tristezza

ormai

ad un passo dall’amore immortale.

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CONCHIGLIA

Come una conchiglia

che racchiude in sé

i profumi e i segreti del mare,

attendi che le mie mani calde

si posino su te,

forti e gentili,

per raccogliere la tua essenza.

Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,

accarezzi il mio involucro

fragile eppur millenario con te vicino

mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa nudità,

per poi sussurrarmi all’orecchie

suadenti parole d’amore

in un mistico erotismo.

Portami con te

nell’intimità di un pensiero ribelle,

cullami,

come onda che lambisce le coste,

scaldami,

con carezze e sguardi penetranti

infine vivimi.

Tu sarai per me fantasia che non teme realtà

ed io sarò per te complice silenzioso e compagno di giochi

di fughe e ritorni,

innocenze e malizie

brezze di desiderio

che spirano gioiose

e rallegrano il cuore.

E saremo

semplicemente noi,

attimi di vita,

creature senza tempo

anime viventi

liberi

indelebili.

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TU BAMBINA

Tu bambina, tu semplicità,

tu gioia e serenità, tu l’infinita innocenza.

Tu che vivi felice i giorni della tua giovinezza,

tu che ti affacci con paura alla tua adolescenza.

Dai tuoi occhi traspare ancora

la magia di un mondo che sa di fantasia

e chissà se il tuo piccolo cuoricino

riuscirà ad esprimere ciò che sente dentro.

È sbocciato adesso un amore

e forse stai provando qualcosa che non hai mai provato prima,

sarà per te il primo dolore

ma sarà dolce lo stesso come il succo d’una caramella,

e le prime lacrime

avranno ancora lo splendore della tua innocenza.

I tuoi pensieri sono di amori fugaci,

i tuoi giochi tenere primavere

e tu ora dondoli spensierata nell’altalena dei tuoi desideri

come quando stringevi la tua bambola

che hai perso ormai.

Dipingerai di sogno i tuoi giorni,

colorerai d’arcobaleno persino i tuoi disegni

e li annoterai dolcemente nel tuo caro diario.

Vorrei regalarti una vetrina e riempirla dei tuoi sentimenti

così chiunque, sostando lì,

scoprirebbe la ricchezza che hai dentro.

Crescerai in fretta e non mi vedrai più con gli occhi di bambina

so che ti perderò per sempre.

Mille ed infinite parole non bastano a descriverti,

mille ed infinite poesie

non potranno farti capire quanto sei importante

ma quello che provi dentro non crescerà mai,

servirà a farmi rivivere ricordi di adolescenze perdute.

Con te bambina

correremo insieme e voleremo via lontano

verso nuovi orizzonti,

lì, resteremo per sempre

anche se dovrò dirti mille ed infinite volte: “Tu bambina”.

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MIA PICCOLA LISA

Il dono più grande

che la vita mi possa offrire

è quello di poter leggere

ciò che nascondi nel cuore,

mia piccola Lisa.

Lascia che io lo raccolga

fiore che è gettato via,

e lo custodisca qui

in uno spazio che da tempo

ormai è anche tuo.

Spero che quei sogni

che come gemme preziose porti nel cuore

un giorno si avverino tutti,

perchè lo meriti

e lo desideri.

Non ho mai visto

nella continua  ricerca della mia immaginazione

ne’ in mille volti di creature reali,

una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo

come quello tuo.

Il tuo adolescenziale mondo

è per me suggestiva poesia,

la tua voce,

quel silenzio

dei tuoi timidi sguardi!

Trovo nell’irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni

qualcosa che mi appartiene e mi attrae,

sensazioni che,

nella mia tormentata e adulta esistenza,

sono anche mie.

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CHE BELLA SEI

Scorre la pioggia su di noi,

che bella sei!

sembri un cucciolo

infreddolito, stretto nelle tue spalle.

È bello il rumore

dell’acqua sull’asfalto tra pozzanghere di specchi

e aghi di pioggia che cadono giù.

È dolce sentire

il tuo corpo umido

contro il mio, bere dalle tue labbra.

Vedere i tuoi capelli gocciolare

arruffati selvaggiamente

stupendi nel loro disordine.

Che bella sei!

troppo bella per essere tangibile,

per essere mia.

Sento che sei parte di un sogno

ed ho paura di svegliarmi,

vorrei morire dormendo

con te al mio fianco.

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IL CLOWN

Se in questa vita proprio devo fingere

voglio essere un clown

un trasformista multicolore

che diverte il mondo scherzando di sé.

Voglio essere l’arcano numero zero,

l’amico dei bambini,

il nano di corte, il giullare, il folletto.

Voglio essere il folle saltimbanco

che entra in scena,

che rompe gli schemi,

che fa ridere i cuori,

che sa indossare sulla guancia dipinta

una lacrima vera camuffata per finta.

Sarò triste come Pierrot

o forse allegro come Arlecchino,

non so neanch’io quello che diventerò.

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LETTERA AD UN AMORE LONTANO

Messina 16-12-1989

È quasi Natale ormai ma non è più festa per me,

ogni giorno è uguale all’altro.

Io lo so che in paradiso

non si può vivere per sempre,

ma nei tuoi occhi l’infinito

libera la mia mente,

se potessi io ti raggiungerei dovunque.

Sei tu

che mi fai sognare, ridere, impazzire.

Sei tu

che mi dai il coraggio di ricominciare.

Con te

ci sarà ancora tutto da scoprire

ed io so già

che la mia vita cambierà colore.

Ma tutto ormai appartiene al passato

e sembra non avere futuro.

Oggi cammino da solo per le strade ricche di addobbi natalizi

straniero anche per me stesso con la sola compagnia di lacrime che sanno di sale,

non so dove vado né se sto vivendo.

Mi sono guardato riflesso allo specchio

la barba lunga, i capelli arruffati

io sono cambiato sai

ma si è abbruttito pure il tempo, non si vede più il sole.

Quando l’aria si trasforma all’improvviso

e la tramontana sale,

è il mio cuore che mi chiede dove sei

e proprio in quei momenti tristi,

mi rendo conto che lunghe distanze

ormai mi separano da te.

Una sottile crescente malinconia

allora mi prende sempre più

e sembra che mi arrivi da lontano il calore della tua pelle,

mi par di sentire il suono della tua voce,

il ritmo regolare dei tuoi respiri sul mio petto.

E mi lascio andare così

alla dolce melodia di questi pensieri

e dentro di me fra mille paure

conservo ancora il tuo fuoco.

Giuliana, io darei qualunque cosa per rivederti un solo istante,

mi chiedo se è lo stesso anche per te.

Con amore, tuo Claudio

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 NULLA ESISTE OLTRE I SOGNI

Nel buio della notte,

seduto sull’orlo di un precipizio,

ammiro la bellezza della luna,

il suo pallore è come il viso della morte

che affamata di anime

attraversa l’aria contaminandola.

Niente!

solo oscuri pensieri

che trafiggono la mia mente,

grigie lame di metallo

che perforano la mia anima,

sangue che scorre

lungo il mio corpo.

Il cammino da seguire è lungo

ma non riesco più a vedere oltre,

non ce la faccio a capire,

non posso più correre.

Morfeo mi avvolge nel suo mantello ramato,

lacrime di morte

scendono dal cielo illuminato dalla triste luna

mentre il vento sfiora il mio corpo

e la solitudine mi trascina nella valle della morte.

Ho perso ogni mia speranza,

il fuoco della vita brucia il mio spettro.

Nulla esiste

oltre ai sogni,

mondi fantastici  di oracoli e maghi

che cancellano la realtà.

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Poesie ed immaginiultima modifica: 2020-06-05T08:09:32+02:00da claudiocisc1
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