ALBA
Alba!
tu stai sorgendo,
silenziosa brezza nell’aria,
leggiadre ali intorno.
Alba!
tu stai spargendo
il tuo colore
sul mare
addormentato.
La tua pace
mi sta
cambiando.
La mia anima,
svegliandosi,
si sta aprendo all’amore
verso l’infinito.
Io sento
che sto per nascere
sì,
lo sento,
io sto nascendo.
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PRIMAVERA
Petali di fiori,
ali di farfalle,
canti di uccelli,
profumi nell’aere.
Il sole che sorride,
il cielo che sta a guardare.
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PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA
Luna,
tu muta e bianca
sul destino degli umani
posi silente lo sguardo.
Solinga e distante,
sorella del buio e delle ombre,
non ti diletti e non piangi
ma taci,
osservi e sempre taci.
Eppure chi può dirmi se non tu sola
se è per natura perdente l’umana sorte
o se riposerà alfin ciascun mortale
e avran sollievo le sue notturne paure?
Vorrei chiederti o mia cara luna
a che serve vivere
e dove porta questo terreno viaggiare,
per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?
Ma tu mi appari misteriosa e vana
come lo è tutta l’esistenza umana
senza risposte, né certezze,
incurante della mia anima che anela, brama di sapere.
Io fragile essere, piccolo e limitato
tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,
eppure quanta grandezza nell’umano spirito
nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!
Silenziosa luna presto dovrai andar via,
l’alba si sta svegliando,
la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno
ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?
e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?
Luna
musa ispiratrice di poeti e cantanti,
meta irraggiungibile di sogni lontani,
compagna notturna di viandanti e zingari,
lascia che io alzi lo sguardo fino a te,
ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.
Tu luna vegli sopra uno strano mondo
fatto di pazzi.
Qui non c’è amore né comprensione
ed io non voglio più starci.
Un immenso buio
ha schiuso le ali sul mondo
e sul cuore degli uomini,
e questa notte sembra non aver mai fine.
Addio anche a te luna!
la mia solitudine è ormai segnata
in un presagio di morte
che prelude al pianto.
IO L’HO VISTA
Io l’ho vista
quand’ero ancora adolescente e mi sentivo solo
in un freddo pomeriggio d’inverno,
nel silenzio,
in quella grotta buia coperta da fronde.
L’ho vista
nella sua nudità d’angelo
librarsi in volo con le sue ali dorate,
mi ha parlato
con la sua voce dolce e suadente.
L’ho vista, lo giuro!
anche se nessuno mi vuol credere,
mi ha detto di non svelare il suo segreto
che da allora è anche il mio.
Nella notte delle stelle cadenti
sono tornato nel punto dove mi è apparsa
ma non ho veduto più nulla
silenzio assoluto anche del vento,
ma una luce brillante si è accesa
subito dopo che sono andato via.
LA FORZA DELLA PREGHIERA
Tanto tempo fa
qualcuno disse:
“Se non sarete puri come bambini
non entrerete nel regno dei cieli”.
Poi,
aggiunse di pregare
col cuore e con fede,
per ottenere qualunque cosa.
L’uomo,
da sempre lontano dal Creatore
con le mani giunte,
per la prima volta iniziò a pregare.
Dopo pianse di gioia
e il mostro a tante teste
diventò un coleottero,
l’orco cattivo
si trasformò in un arcangelo bambino.
IL TUO ANGELO BAMBINO
In segreto,
un amore ti dorme accanto,
muto e invisibile,
ha soltanto occhi per guardarti
e mani che non possono stringerti.
Della sua malinconia non ti accorgi
quando lo guardi e non lo vedi,
quando lo accarezzi e non lo senti.
Come un fantasmino si aggira per la stanza
urla a volte per destarti dal sonno ma invano
e poi di nuovo tace
vinto dalla tua indifferenza
più solo e più piccolo di prima.
IL SILENZIO NEL SILENZIO
Erba appena bagnata sulla livida terra,
odore di pioggia da poco caduta
trasporta nell’aria bollicine di sogni
in questo autunno che scorre lento…
Silenti alberi ammutoliti e spogliati
attendono stanchi giovani foglie,
con la nuova stagione arriveranno
in questo autunno che respira lento…
Un colore giallognolo suggestivo e irreale
avvolge ogni cosa di magico incanto,
sfumature di anime invocano il sole
in questo autunno che sbadiglia lento…
Piante e animali stanno dormendo,
la natura è un fantasma che si aggira ramingo,
persino le pietre chiudono gli occhi arrossati
in questo autunno che dorme lento…
Non si avvertono rumori, non si odono lamenti
non c’è più linfa, è sottratta ogni energia
domina il nulla immobile e statico
in questo autunno che tace lento…
Una coltre di nebbia come una nuvola
disegna il paesaggio di malinconica assenza,
una sottile tristezza scende sul cuore
in questo autunno che muore lento…
E in questo bosco solitario e sperduto
dove anche il vento non ha la forza di soffiare,
io perdo me stesso ed i miei pensieri
e nel silenzio io rimango in silenzio.
CANCELLI
Varchi di nebbie dense
come cancelli aperti
sui giardini dell’inverno,
accarezzano marmoree figure, antiche armature
che sembrano prendere forma e riacquistare vita
lungo sentieri traslucidi d’ombre.
Tra il soffuso crepitio dei passi,
soffici foglie danzano la fine
nel profondo silenzio del nulla
come un leggero vapore che scema la terra.
Fra le dita del crepuscolo
aprirò i miei cancelli.
O cielo, fa’ che questa notte mi sia sorella
affinché possa spargere i miei bagliori
e fonderli in stelle!
IL TRENO DELLA VITA
E il treno corre,
corre lontano sui binari della vita,
lungo la strada del mio dolore.
Va via velocemente
proprio come i miei anni,
il mio tempo che scorre.
Dai vetri del finestrino il quadro cambia sempre
vedo montagne invalicabili di paure,
pianure non più verdi di speranze invecchiate,
laghi salati di pianto amaro.
Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,
mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.
Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,
prigioni di tanti limiti ed arrese,
miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,
il cielo dove non ho mai volato,
lontane isole esplorate solo nei sogni,
nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna
e poi
file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozioni,
paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,
prati verdi dove correvo sull’erba da bambino,
rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,
odo nel vento la sua voce che mi chiama.
Il treno corre
la sua corsa senza fine
senza ritorno, senza fermate
ed io via con lui
m’allontano sempre più senza sapere dove andrò,
certo di perdermi solo
come un vagabondo senza famiglia.
Addio casa mia d’infanzia!
Addio amici della mia adolescenza!
Addio giovinezza perduta per sempre!
Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!
Com’è triste non poter tornare indietro!
Ma perché la vita è una corsa continua?
Perché la fine di un viaggio non c’è mai?
Mi fermerò soltanto
quando giungerà l’autunno con la sua folata gelida,
come foglia ormai ingiallita,
sarò strappata dal mio albero,
trascinata nel vento.
NEBBIA
E la nebbia scendeva
lentamente
confusa.
Solo una luce
si distingueva all’orizzonte
in un tremulo brillio.
Poi un’altra
e subito dopo un’altra
e un’altra ancora.
Indefinibile paura e insieme lontana speranza,
chiusi gli occhi
e non fu più niente.
STELLA DEL MATTINO
Bentornata stella del mattino
ancora dai miei occhi sgorga pianto:
che giorno è questo in cui tu dormi ignara,
mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?
Ti sveglierà l’odore del bosco
e il lento dischiudersi di altri baci.
Avrai suoni e colori anche per oggi.
Io, soltanto la tristezza.
LA POESIA DEL GABBIANO
E’ arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo di migrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno è oggi
per spiccare il volo
sulla superficie del mare aperto,
sull’orlo dell’oceano,
per volteggiare sulla cresta dell’onda.
Vola nel vento gabbiano!
vola più in alto che puoi!
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.
AQUILA DALLE GRANDI ALI
Salti per il mondo
e in cima in un attimo ti ritrovi,
da quell’altezza sei tu la padrona,
niente potrà più fermarti.
Aquila dalle grandi ali
ti stagli di profilo,
i tuoi occhi
puntano la preda.
Cosa ricordi di te stessa?
forse il fiore che ti generò,
il respiro del fuoco,
l’aria aperta.
A chi somiglia?
della natura sei complice
bocca bellissima.
Non avrò timori,
il sentiero è dritto
e la ghiaia bianca.
L’erba che raccoglierai
sul ciglio ti basterà
e gli anni futuri
ti vedranno fiera
in cima alla montagna.
Ed io saprò dove cercarti:
nel tuo nido