Archivi Mensili: giugno 2020

CLAUDIO CISCO “Parole di fede”

POESIE DI FEDE (Claudio Cisco)

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R I S U S C I T A M I

Maestro, ho tanto bisogno di un miracolo

trasforma la mia vita e tutto in me

da tempo non vedo più la luce

hanno spento già la mia gioia di vivere

umiliato la mia speranza,

vedo i miei sogni cancellati tristemente

lacrime di solitudine bagnare i miei occhi.

Maestro, non ho altro che io possa fare

solo tu hai tutto il potere,

sono seppellito come Lazzaro in questo sepolcro di disperazione

c’è un macigno che Satana ha messo davanti.

Maestro, chiama il mio nome ti prego

ascolterò con fede inginocchiato la tua voce

rimuovi la pietra delle mie paure e chiamami ad uscire

fai rivivere i miei sogni: liberami!

Sospinto dalla fede che c’è in te

sicuro d’una vittoria che tu solo dai

risuscitami.

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.LA FORZA DELLA PRECHIERA

Tanto tempo fa

qualcuno disse:

“Se non sarete puri come bambini

  non entrerete nel regno dei cieli”.

Poi,

aggiunse di pregare

col cuore e con fede,

per ottenere qualunque cosa.

L’uomo,

da sempre lontano dal Creatore

con le mani giunte,

per la prima volta iniziò a pregare.

Dopo pianse di gioia

e il mostro a tante teste

diventò un coleottero,

l’orco cattivo

si trasformò in un arcangelo bambino.

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ANGOLO DI PARADISO

Vi  è un angolo di paradiso

in casa mia,

uno spazio piccolo e definito

ma per me prezioso e vitale,

come squarcio di cielo

o gemma preziosa

custodita in segreto

nelle profondità più nascoste del cuore.

Ed è lì

che mi raccolgo in preghiera

ogni volta che sento il bisogno di farlo,

avvertendo la presenza misteriosa di Dio

come anelito di speranza

riverbero di luce infinita.

Davanti alla statua del Cristo risorto

la mia anima acquista vita e si nutre di nuove forze

sospinta verso l’alto dal soffio di Dio

fino a sentirmi

in simbiosi con l’Eterno.

La luce della preghiera1a

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GESU’ IO TI AMO

Gesù! Ora posso, devo, voglio amarti; ogni giorno di più!

io ti sento vicino, molto vicino

fin quasi a sfiorarti,

guardandoti dal basso verso l’alto

inginocchiato ai tuoi piedi.  

Per troppo tempo non ti ho creduto

e ho vissuto come se tu non esistessi,

lontano da te

senza mai leggere il Vangelo,

perso in strade buie senza sbocchi.

Tutte le porte mi parevano chiuse,

ero preda di ansia e tristezza

immerso in una solitudine senza fine.

Sopravvivevo ossessionato ed atterrito

dall’idea d’invecchiare e morire,

schiavo della lussuria e della pornografia

non capendo che la carne è morte e lo spirito è vita,

tu soffrendo hai crocifisso la carne, io ne ho fatto fonte di piacere,

il male aveva inquinato persino i miei scritti: ero ridotto una larva umana!

Ora cerco persone avanti nella fede

mentre prima bramavo esperienze sessuali.

Oggi tutto è cambiato come per magia

da quando finalmente aprendo il mio cuore

io ti ho accettato con fede nella mia vita.

Ogni cosa mi appare nuova e bellissima

vedo  tutto ciò che c’è dentro e fuori di me

con occhi totalmente diversi, sento nella coscienza serenità e giustizia.

Hai riempito la mia anima d’una purezza fortissima

come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati perdonandomi,

purificandomi come un bambino, ero caduto e mi hai rialzato.

Sono rinato libero e felice.

Ora amo te Gesù, gli altri e la vita

ho smesso di chiudermi vigliaccamente nel guscio del mio egoismo

ma sento forte il bisogno di aprirmi all’universo che mi circonda.

Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo

rendendo testimonianza ed evangelizzando

questa gioia che provo dentro

e che vorrei condividere con tutti.

C’è una nuova luce che brilla nei miei occhi

e l’ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima

mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione

e rileggendo è come se non avessi scritto io.

Ho compreso che senza di te

c’è il vuoto e regna la paura,

nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli

ma nella debolezza in umiltà si è forti.

Piccoli grandi prodigi

mi sorprendono giorno per giorno

rinnovandomi continuamente e progressivamente.

E’ una rivoluzione interiore, una metamorfosi d’amore.

Tutte le porte si aprono da sole.

Ed io non posso più tornare indietro

ora che ho sperimentato

l’importanza della tua presenza nella mia vita.

Smascheri il diavolo, discerno il bene dal male.

Da ora in poi griderò al mondo intero:

Gesù io ti amo con tutto il mio cuore più della mia stessa vita

e ti adorerò per sempre.

Perchè con te vicino posso ogni cosa, non deludi mai

niente potrà più abbattermi

o farmi del male: chi è con te non è del mondo!

E le cose di esso perdono consistenza:

Solo luce e amore

tu hai riservato

per me! Tu battezzi, liberi, guarisci, salvi!

Dentro me hai iniziato un’opera meravigliosa

che porterai a compimento,

primi timidi germogli

d’una miracolosa fioritura di santità.

Leggendo la tua parola,

nelle profondità del mio spirito,

una capacità di penetrazione talmente forte

vivifica.

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 LA SPIRITUALITA’

Esiste da sempre e per sempre in noi,

in fondo alla nostra anima,

qualcosa indefinibile

ma estremamente preziosa e vitale

capace di renderci immortali,

invincibili,

simili a Dio,

e che non può essere in nessun modo

annullata o distrutta.

Questo meraviglioso dono di immensa potenzialità

che ci è stato regalato con amore

è la nostra spiritualità.

Immersi nel fango dell’errore e della disperazione

o sprofondati nel mare dei nostri guai,

essa ci trascinerà con se’ sconfiggendo la morte,

risorgeremo dalle macerie ricostruendo noi stessi

con  una straordinaria forza di vita e d’amore

sollevandoci fin lassù

perchè noi siamo nati per vincere.

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SENTIRE GESU’ NEL CUORE

Oggi ho capito

una cosa molto importante

che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore

può comprendere:

la vita è meravigliosa,

è un dono bellissimo

che ci è stato regalato con amore

e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo

fino in fondo.

E se spesso accadono cose brutte e tristi,

non è perchè siamo sfortunati

o perchè il male regna sovrano,

oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,

c’è invece un qualcosa di bellissimo

celato dietro quel male,

come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro

che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni

non possiamo neanche concepire o immaginare.

Per questo io ho fatto la scelta più importante

della mia tormentata e solitaria esistenza:

“ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo”

e per la prima volta in vita mia

scrivo di Gesù e per Gesù.

Ho compreso inoltre che per essere in comunione con lui

devo seguire la sua Parola e non la mia idea.

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LUCE

Quando nel buio della notte

perdutamente solo

come un bambino prego,

sento nascermi dentro una forza improvvisa

calore ed energia mi esplodono nel corpo,

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

gioia nel cuore

festa di sorrisi.

Quando invincibile

il male sembra sconfiggermi

ed ombrosi pensieri mi spingono verso la morte

una potenza positiva forte come un fuoco

scorre divampando nelle mie vene

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

pace nel cuore

libertà nella mente.

Quando con brividi di freddo

la paura mi assale

ed io credo di non farcela più

una voce intima mi infonde coraggio

pronta ad aiutarmi mi tende la mano

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

amore nel cuore

equilibrio nella mente.

Quando terrorizzato d’invecchiare e di morire

solo senza compagna e senza amore

sono schiavo del terribile pensiero che la mia vita non abbia senso o valore

tu cancelli di colpo questa mia agonia

la tua presenza rende preziosa la mia esistenza

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

serenità nel cuore

comunione con te attraverso la mente.

È di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!

E spariscono le tenebre

fuggono da me fantasmi e demoni

è sconfitto il serpente.

Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.

Ed io ora so

che non smetterai mai di illuminarmi.

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QUEL MARE

In quei giorni

ero triste,

disperatamente solo,

ateo,

col cuore chiuso nel ghiaccio.

Per fuggire dal mondo,

lontano da tutto e da tutti,

mi rifugiavo lì nel solito posto

sulla spiaggia in riva a quel mare.

Quante volte ho pianto!

volevo capire,

essere amato,

tornare bambino,

e parlavo al mare della mia solitudine.

Più volte seduto sopra quella sabbia

ho provato ad alzarmi di scatto

per andare incontro al mare

sempre dritto fino ad annegare.

Desideravo affidare

a quelle acque a me così care

il mio corpo,

e farla finita per sempre.

Ma qualcosa invisibile e forte

mi ha sempre fermato

proprio sul punto di farlo,

oggi che sento Gesù nel cuore

capisco che è stato Lui a bloccarmi.

Adesso la mia vita

è completamente cambiata in positivo,

torno spesso in quel posto

ma non mi sento più solo.

Gesù è con me,

sento gioia, felicità, certezza,

ho dentro una ricchezza immensa

non spiegabile a parole.

E’ una potenza d’amore, una luce infinita,

e quel mare che prima mi parlava di morte

o non mi rispondeva affatto,

oggi comunica col linguaggio della pace.

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LE ALI DELL’ANIMA

C’è un momento nell’universo

in cui il cielo

incontra il mare.

Ed è proprio in quell’istante

che le ali dell’anima

iniziano a volare…

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PREGHERÒ

Pregherò per chi mi ha creato

e per te che mi sei sconosciuto,

per chi nel deserto arso dal sole

brama un sorso d’acqua

e per chi nel freddo degli inverni

batte i denti esposto alla neve.

Pregherò per chi crede di cambiare

qualcosa con una guerra,

e allo stesso modo pregherò

per chi suda nella valle della vita,

mentre scuote con fatica

le zolle della propria terra.

Pregherò per chi cura le piaghe del corpo

non vedendo le ferite della propria anima,

pregherò anche quando da te

sarò cacciato, non capito

perché solo di parole sarò vestito

e di fede consolato.

Pregherò accettando

il tuo passo nel mio confine

condividendo senza spartire,

imparando a servire prima di mangiare

porgendo rispetto perché anche tu come me

non rimanga da solo ma faccia parte di un tutto.

Pregherò per chi è rinchiuso

dentro o fuori le mura,

che sia prigioniero d’ingiustizie

o per le proprie colpe,

per chi è un re e si sente povero

e per chi è povero ma si sente un re.

Pregherò per i tuoi azzardi

perché non di sola mano sarà il peccato

ma conteranno anche gli sguardi

di chi umilia con occhi e gesti,

pregherò per chi non crede

e per chi da poco ha imparato a farlo.

Pregherò senza giudicare perché ho peccato più di te

io che non so neanche il tuo nome,

pregherò senza limite alcuno

e ancor più per chi ha offeso

nella speranza che scopra

il valore di un perdono.

Pregherò

chiunque tu sia

alla luce del sole

o nel buio di questa notte

perché tu mi abbia al fianco

qualunque sarà la nostra sorte.

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VOLO

Ho aperto i miei occhi, liberato la mia mente

sfidando tutti i miei limiti,

ho lasciato alle spalle gabbie, catene,

labirinti, muri insormontabili,

e quell’uomo morto ch’ero ieri

e che oggi non riconosco più,

fino a ridere della mia disperazione del passato,

persino la morte sembra inchinarsi

alla mia nuova voglia di vivere.

Dentro di me

l’oscurità s’è trasformata in un riverbero di luce,

nell’anima esplode

l’incredibile forza dell’amore verso la vita.

Vedo nuovi orizzonti

distendersi davanti ai miei occhi.

Intorno a me

spazi infiniti m’invitano a raggiungerli.

Tutto è ancora da scoprire

e mi sta aspettando,

e con l’entusiasmo di un bambino,

m’accorgo per la prima volta,

quanto sia meraviglioso vivere.

Non ho più paura ormai.

Solo,

con il vento in faccia,

apro le mie ali

e mai più mi fermerò.

Finalmente adesso volo.

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Poesie ed immagini

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SUSSURRI E POESIA

Liquide note

virtuose:

nell’aria spandono

voce melodiosa

di questo pianoforte.

Si confondono

col silenzio

danzando tra

i cristalli

del lampadario.

Sospese nei pensieri

si rincorrono

tra felicità e tristezza.

Pianissimo…………..

Ecco l’andante .

Sussurri e poesia.

Sull’ultima nota

s’incanta il silenzio.

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IL CANTO DEL CIGNO

Vivide gocce rincorrono

immagini sbiadite nell’ombra;

drappi neri s’inseguono

nel cielo di lucida pioggia.

S’incammina la sera

e i tratti del mondo

scolora.

Bruciano nuvole torbide

– stordite, infiammate –

al canto del cigno

solista del sole.

Con lingua di fuoco

le afferra, dilaga,

si scioglie, le invade.

È un incendio sommerso

d’oro e piombo colati

– fusi l’uno nell’altro –

abbracciati.

Il cielo s’inebria,

svanisce la terra…

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LA MAGIA DI UN NUOVO GIORNO

E’ ora finalmente!

quell’attimo mansueto

che segue la notte e precede il mattino

trattiene il respiro,

la natura tutta è in attesa,

il risveglio è prossimo.

La magia

che si rinnova

nell’incanto dell’alba,

canta il gallo

ambasciator di questo evento,

poi trepido silenzio e fremente compostezza.

Ed eccolo il boato

in un fragore di luci che si accendono

tutte insieme,

esplodono nel cielo,

giunge infine il sole

a battezzare il nuovo giorno.

Ed è un festoso cinguettare di uccellini,

lo schiudersi dei fiori,

la carezza della rugiada

che lieve scivola sugli steli,

la òla dell’erba che vibra

pizzicata dalle esperte dita della brezza.

E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,

il suono d’una campanella al collo d’una mucca,

il rincorrersi di un’onda dietro l’altra,

oche che schiamazzano in girotondo,

il sapore fresco del latte appena munto, del pane caldo,

delle uova raccolte sulla paglia,

lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.

I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono

aprendosi e chiudendosi ritmicamente

sul mondo che nasce,

avidi e mai stanchi,

felici ancora di assistere

alla magia di un nuovo giorno.

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PICCOLI MOMENTI

Sono i piccoli momenti

a riempire la nostra vita.

Sono i piccoli momenti

a regalarci le più belle emozioni.

Sono sempre essi

che si fissano negli eterni ricordi,

che non vanno via

nemmeno quando gli occhi si bagnano di pianto.

C’è vita persino in quegli attimi di disperazione

dal silenzio una scintilla di gioia provocherà un’esplosione.

Basta un istante, solo un istante

per rallegrare i nostri gelidi cuori.

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ANGELI SPORCHI

Essere due piccole gocce di inchiostro nero

su una tela dipinta

ove falsi colori vivaci

esaltano con cattiveria e pregiudizio

la loro diversità:

non spetta anche a loro sognare l’armonia?

No! il cielo non ammette angeli sporchi

e violento strappa loro le ali.

Essere creati

per vivere accanto alla colpa,

insieme alla vergogna

ma di cosa?

Di essere diversi? Ma da chi? Perchè?

Domande che chiamano altre domande

in un girotondo senza risposte.

La confusione aumenta

al pari di uno strano risentimento

che fa soffocare,

che induce a dubitare:

E’ questo ciò che gli altri vogliono da loro?

Che non esistano?

E’ quello che vuole il loro Dio?

Che non esistano?

Sì! il cielo non ammette angeli sporchi

e graffia la carne sotto la loro pelle.

Ho visto quelle due piccole gocce avvicinarsi

fino a diventare una sola,

angeli che finalmente hanno qualcuno

che asciughi le loro lacrime,

che li accarezzi,

che li abbracci!

Angeli sporchi

che ora si stringono tra loro

consolandosi a vicenda.

Un solo gesto,

un grande coraggio!

Il piacere profondo del peccato giudicato dagli altri

peccato come realizzazione di un sogno

come fuga da un mondo ipocrita in bianco e nero,

come vendetta verso una madre

che cerca di soffocare sul nascere

le proprie creature.

Perchè mai l’uomo

non rispetta l’uomo?

Non riesco proprio a capire…

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IL SERPENTE

Un’eco

insegue la mia fuga,

è una lingua di fuoco

che tutto brucia

e che quando mi raggiungerà

consumerà il mio essere.

È forte solo perché io gli permetto di esserlo.

Il vortice

si avvicina sempre di più,

gira

sempre più forte,

e il suo buco nero,

al centro,

mi risucchia,

mi avvolge i sensi e la mente.

Annaspo nel turbinio

ed ho paura di toccarti

per non contaminare anche te

e trascinarti con me

nell’immenso occhio nero.

Vedi accanto a te un mostro con tante teste

il grande serpente

che oscilla fra te e il futuro?

Vedi

le sue lingue di fuoco

che bruciano tutto davanti ai tuoi passi?

E non senti i suoi piedi

calpestare la polvere,

bruciare nella cenere?

Ridicolo essere umano, ammasso di briciole tenute su dalla presunzione,

non puoi vincere

una potente soprannaturale forza.

Ti prego

guarda accanto a te: E’ bugiardo! Abile mistificatore!

Non si rivela mai per quel che è realmente:

è il tuo serpente!

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MASCHERA

Sembra tutto così perfetto

come scenario di un’opera teatrale

ma quale sarà il segreto,

l’orrendo retroscena di questa farsa,

di questa commedia che chiamiamo vita?

Qual’è il ruolo che mi è stato assegnato?

Cos’è questa maschera che prontamente

le mie emozioni cela?

Come una lumaca

mi rinchiudo con viltà nel mio guscio.

E’ piu adatto a lacrime e vani sorrisi

questo mio volto coperto e deturpato

miserabile sotto la sua ridicola perenne smorfia.

Teschio

a ghigno

eternamente condannato.

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CANTO DI DELIZIA

La mia lingua sfiora la tua lingua,

il mio sesso nel tuo sesso,

il mio cuore nel tuo cuore,

la mia vita nella tua.

Anima sguarnita da ogni vincolo

stretta a me in un desiderio sfrenato

rincorre la perfetta incarnazione del godimento.

Bagnato è il tuo corpo

di linfa sacra

dove riposa la più alta eccitazione

delle fantasie più proibite ed inconscie.

Profumo di rose appena colte

sparse nel tuo campo che ho appena sconfinato,

in un sussulto il tuo respiro

sa di mandorle e canditi.

I tuoi vagiti si fondono con i miei

creando intensi movimenti fisici

di pura creazione artistica

tramutandosi in un canto di delizia.

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BIANCANEVE

Ragazzini eravamo forse bambini

una decina circa non di più

8-10-13 anni al massimo

queste le nostre età.

35 anni aveva lei se ben ricordo

Biancaneve la chiamavamo noi,

per cinquemila lire il pisellino ci toccava,

per dieci lo succhiava.

Infine per trentamila l’amore faceva

e sempre con uno per volta

mai tutti assieme

o più di uno.

Com’era bella Biancaneve nostra!

Com’era dolce e comprensiva!

Come ci sapeva fare!

Un dolce segreto era e nessuno di noi mai parlò.

Per caso l’ho rivista dopo 30 anni e forse più

appesantita, invecchiata, sfiorita, la nonna pareva

di quella Biancaneve conosciuta allora

ma un sussulto al cuore ho avuto lo stesso nel vederla:

“Biancaneve!”

d’istinto le ho detto senza volerlo;

“Prego?”

mi ha risposto stupita lei.

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LE TUE MANI

Le tue mani morbide più della seta

sfiorano con dolcezza il mio pene,

lo accarezzano,

lo stringono,

lo muovono.

Chiudo gli occhi

mi concentro su quel delizioso piacere,

sospiro piano,

mi abbandono vinto,

abbraccio l’estasi.

Come un trovatello ragazzino

stretto fra le tue mani,

il mio membro si lascia andare,

cresce sempre più

nell’eccitante movimento d’un’altalena.

Il cuore ora sembra scoppiarmi in petto,

incontrollabile diviene il mio respiro,

esplode come neve bianca

il succo del mio piacere

splendido dono per le tue sapienti mani.

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AMPLESSO

I nostri corpi che si scontrano

e si possiedono senza tregua.

Pelle bollente,

segnata,

battuta,

e il sangue che scorre dentro

impazzito.

Fluisco dentro di te

come un’onda inarrestabile

che mi porta a riva,

e poi

mi spinge di nuovo al largo.

Scopro limiti che mi fai superare

ancora prima che io me li ponga.

Non resisto perchè non voglio resistere.

Prima ti penetro la mente con la mente,

poi il sesso con il sesso.

Il tuo corpo apre la folle danza del piacere

e il mio puntuale risponde.

Penetro in te in profondità.

E’ come se io stesso entrassi in me,

scavando tra emozioni e desideri

che non conosco

e scopro ogni volta come fosse la prima.

Ti accarezzo

come un soffio di vento

e mi scuoto quando esplodo in te,

quando godo nella parte più intima del tuo corpo,

quando esce l’animale che ruggisce dentro di me.

E in quei momenti,

possiedo anche la parte più intima

della tua anima.

Ti faccio gemere, urlare, tremare, godere, venire.

Per me tu sei sempre

completamente nuda

anche quando sei vestita,

mai ho desiderato tanto conoscerti!

possederti!

amarti!

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Tu

che hai saputo dipingere

con i colori dell’anima,

immortalando sensazioni racchiuse

in mille immagini.

Hai creato arcobaleni,

voli di aironi

tra cielo e mare
abbagliando di luce

l’orizzonte del cuore.

Mi hai modellato,

con la tua arte plasmato,

sfiorando insieme

il tutto e il nulla,

l’estremo e il semplice.

Una libertà

infinita

che attraversa il respiro

e fa volare via,

via.
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DOLCISSIMA STELLINA

Dolcissima Stellina,

timida come un pallido sole dietro le nuvole,

tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,

dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada

tu sei per me il sogno d’una notte incantata,

l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile.

Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro

come una luce fioca

che da lontano cresce… cresce… fino ad abbagliarmi l’anima

col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno

e la tua voce melodiosa come cori di augelli.

Lacrime lucenti di gioia

brillano adesso nei miei occhi.

In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore,

dipinto di sogno la realtà

ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magico.

Sembra quasi d’averti già conosciuta tanto tempo fa

in qualche sogno lontano chissà dove

e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi,

scopro in essi l’infinito vibrare

e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti,

dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte.

Restano ammutolite nel mio silenzio magico

mille parole, mille sensazioni

che sento ma non riesco ad esprimerti,

non so come spiegartelo

ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile, mai provata prima,

meravigliosamente reale al tempo stesso:

un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso

come il rosso corallo negli abissi del mare.

Da una vita sono in cerca di te

ma tu sei più di quanto aspettassi.

Dolcissima Stellina

Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare,

resta quel germoglio che sei adesso.

Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,

non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,

l’armonia d’ogni tuo gesto

perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi,

hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:

che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito

quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?

e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?

Addio mia dolcissima Stellina!

avrei voluto darti molto di più

tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo

ma sono dai tuoi anni

ormai disperatamente lontano.

Ti lascio in questa poesia

il mio ricordo di ragazzo solo come te

ed ogni volta che la leggerai, d’incanto,

non esisteranno più barriere né distanze tra noi due,

io, di colpo, rinascerò in te

e tu, specchiata nella mia anima,

sarai qui vicino a me.

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EROS E MORTE

Eros e morte

camminano insieme,

l’uno a fianco dell’altro,

dall’origine dell’universo

sino all’eternità.

Non può esistere il sesso

senza l’incombente presenza della morte,

e non si può morire per sempre

se non si sparge prima su questa terra il seme dell’amore.

Ogni essere umano comincia a morire

da quando un orgasmo lo genera,

e conserva nella memoria d’una lapide

parte di quell’amore che non separa la vita dalla morte.

Non c’è maga Circe capace di convincere Ulisse

col dono dell’immortalità,

e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare

che spaventi l’uomo

perchè quest’ultimo, bramoso d’avere tutto e subito,

ostinato e vanitoso,

innamorato di quel breve soffio che è la vita,

è pronto a sfidare persino gli dei primeggiando

pur di amare e morire,

respirando fino all’ultimo alito di vita,

sfruttando anche l’ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.

Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità

anche l’Onnipotente resterebbe senza parole.

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PULEDRINO

È una piccola bellezza la sua

in tutti i sensi,

con quelle gambette ancor deboli.

Venuto alla luce da una settimana,

ha sempre un’aria incuriosita

per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.

È completamente nero come la notte,

con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;

fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.

Non so… ma questa piccola creatura

possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità

due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.

Ora, disteso fissa il vuoto

chissà a cosa pensa!

le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.

Appena la sua mamma si muove

lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,

in questo mondo che sente ancora straniero.

Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino

scoprirà pian piano la vita

e non sarà più un gioco.

E chissà,

forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi

da solo con la sua raggiante bellezza.

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AL MIO CANE

La tua presenza

colmava il vuoto

della mia oziosa solitudine,

spesso mi contrariava

il tuo lungo abbaiare

che ora mi manca da morire.

Mostravi tutta la tua gratitudine

stendendoti ai miei piedi

e mi contemplavi,

parlavi con gli occhi

ci capivamo

nell’incrociarsi dei nostri sguardi.

Ci ritrovavamo sempre

nel nostro mondo

pieno d’abitudini,

forse

non ero solamente il tuo padrone

ma il vero amore.

Oggi non ci sei più

la tua festosa compagnia

si è dissolta

nella morte

ricoperta

dalla nuda terra.

Ma per me

rimani sempre una ferita aperta

incancellabile ricordo dentro al mio vuoto

nel ripiombato abisso

d’un’altra e più profonda

solitudine.

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ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE

Allontana da me questo calice, Mare!

non voglio berlo,

non è vino

ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito

è salato

come schiuma di mare.

Allontana da me questo calice, Mare!

non lasciare che io m’immerga in te

sino a scomparire sott’acqua,

sono ancora vivo

il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono solo un uomo di carne e ossa

non posso vincere le tentazioni

non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,

abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono come Gesù nell’orto degli ulivi

non posso perdermi

e tu non puoi abbandonarmi

ora che ne ho più bisogno.

Allontana da me questo calice, Mare!

trasmettimi la potenza delle tue onde

la libertà del tuo orizzonte,

fa’ che la tua immensità

riempia la mia solitudine.

Aiutami!

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SOGNI DI SIRENE

Era quello un modo

per rinascere innocenti

su una strada nuova,

come se una dea partoriente

avesse plasmato il suo feto

in schiuma di mare,

fino a ridosso delle correnti

dove accorsero sirene

a cantare ninnananne al vento,

richiamo vibrante

d’antica preghiera,

primordiale anelito

di sfiorare Dio,

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IL GIOCO DELLA MORTE

Si è fatta bella

la morte,

che con mano gentile

dell’inferno m’ha schiuso le porte.

Stanotte ha indossato per me

l’abito da sera,

soffiandomi lieve sul viso

un alito di primavera.

È Bella!…È santa!… Così vestita da puttana,

giarrettiera, pizzo e calze a rete.

Con mosse seducenti s’aggiusta la gonna tra le gambe,

mentre si aggira furtiva con la sua falce intorno a queste tombe.

Intenso il suo odore,

inebria come vino l’aroma del peccato,

gocce di mistero i suoi occhi,

sensuale si manifesta il profumo del tormento.

Malizioso e penetrante il suo sguardo grigio fumo

m’ ha legato con robuste catene

e posseduto sull’altare del piacere

attimo di fugace emozione.

Come rito sacro

di gran sacerdotessa,

intenta a celebrare

messe nere.

Pezzi di carne cruda

e sangue offerti in sacrificio,

calice di fiele per acquietare

l’ansia nell’oblio.

Incantevole, dolce ella appare

e io l’ho amata

su un letto di passione impudica e discinta

intensi orgasmi i nostri tra lenzuola di seta,

nettare d’ambrosia e miele il suo calice.

È cosi bella….Così dolce ….Mio Dio !

sul viso vivida

risplende una luce.

Sembra innocente e pura

come una bambina,

il mio nero angelo

invece mi tenta come una sfrontata sgualdrina.

La   cerco!… La voglio! … La bramo!…

non conosco il suo nome

ma in silenzio

la chiamo.

Da questo mucchio di cenere e ossa

dove è sepolta sotto nuda terra,

la mia sconsacrata fossa

è già pronta.

Leggera come un’odalisca

ella volteggia su opposti cieli,

sinuosa muove i passi di una strana danza,

sventolando lunghi veli.

È allegra…libera… e mi sorride!

Mentre cerco di afferrarla con le dita scheletrite:

“Dimmi come ti chiami!” le chiedo finalmente,

me lo scrive con rossetto color porpora

su una lavagna azzurra

illuminata da una stella:

“Amor mi chiamo io! E dolore è… l’eterno compagno mio”

mi risponde.

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IN SILENZIO

Io e te,

mano nella mano,

camminiamo verso il sole

guardandoci in silenzio.

Le nostre orme sono raggi di luce,

nel loro chiarore, riflesso,

osservo il tuo viso dolcissimo

che m’incanta, in silenzio.

Siamo solo noi due,

creati l’uno per l’altra,

rapiti da questo sole immenso.

Un amore senza fine grande più di noi

ci trascina via lontano

e tu esisti ormai dentro di me

ti sento in ogni parte del corpo,

tu sei l’aria che sto respirando,

sei la mia stella che brilla nel cielo.

Vicinissimi, avvolti dal calore,

noi ci amiamo sfiorandoci in silenzio.

Siamo in viaggio da qui all’eternità,

eroi di un sogno in questo breve vivere,

non svegliamoci mai,

ed ora, in quest’istante magico,

tu ed io siamo un solo essere,

non so più dove finisci tu e comincio io,

dove si dilegua il sogno e appare la realtà,

ora tutto acquista un senso

e finalmente scopriamo insieme

che c’è qualcosa di noi,

un motivo per vivere.

Non siamo più soli,

finché mi starai vicina, saprai tutto di me,

avrai il meglio di me stesso

e tu con me sarai sincera.

Stringimi la mano più forte,

sei l’unico scudo tra me e il mondo,

ho bisogno di te per non morire.

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PRIMO AMORE

Un’ondata improvvisa di luminosi ricordi

sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà

e la schiuma che ritorna al mare,

lascia un immenso prato verde

ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera

e in quel giardino, d’incanto,

sbocciarono fiori di mille colori e ali dorate di farfalle,

lì v’era un bimbo che inseguiva felice il volo d’un aquilone

ed una bambina

che sfogliava dolcemente i petali d’una margherita.

Era bello correre insieme a lei, mano nella mano,

tra le spighe di grano più alte di noi

e l’azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai,

saltellare a gara con i cerbiatti,

e seduti in riva al ruscello,

gettare ramoscelli sull’acqua per vederli galleggiare dolcemente

e all’imbrunire, sudati e sporchi di terra,

scappare sul colle più alto

ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi,

aspettare in silenzio l’arrivo dell’arcobaleno con i suoi mille colori

e lì: “Io ti voglio bene anche se non so baciare” le dissi

col cuore che batteva forte come un uragano,

lei sorrise, mi baciò la guancia

e sbocciava così il mio primo amore

mentre una cicogna volteggiava in festa per me.

Ed ora, proprio in quest’istante mentre ti bacio amore mio,

io rivivo l’emozione d’allora,

la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore

e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te,

non più da bambino, ma da uomo ormai,

quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore

vorrei regalarti!

quanti segreti avrei da svelarti!

Ma tu … tu non capiresti mai

perché non so capirmi neanch’io

e non so come mai stai con un ragazzo come me

che ha ancora quei prati vergini nell’anima,

che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me

pronta ad amarmi: che buffo!

Ti prego non dirmi che sono un bambino

anche se non so far l’amore,

anche se il mio mondo è ingenuo.

Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano, mi dici:

“Non esiste al mondo ragazzo migliore di te”.

Amore mio,

io ti amo per non sentirmi solo,

per sorridere e volar via,

per vincere la paura che c’è in me,

per fermare la mia giovinezza che va via.

Amore mio,

è così naturale essere felici,

come mai la gente non lo sa,

non mi crede!

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RICORDI

Si dirada come per incanto

la nebbia che mi avvolge

e s’apre d’improvviso il cielo

col suo manto azzurro,

torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi

come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.

Mi vedo a otto anni

quando avevo un’amica soltanto

che volevo bene come sorella.

Ricordo ancora come fosse ieri

i suoi capelli neri a boccoli

che le coprivano quell’esili spalle

come schiuma del mare accarezza gli scogli.

Era una bambina orfana

e la sera, quando andava a dormire,

si addormentava con due pupazzi vicino:

un orsacchiotto grande suo padre, una Barbie la madre,

aveva un segreto, teneva quei pupazzi sotto il cuscino.

Mi chiedeva spesso:

“Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?”

non sapevo mai risponderle.

Da grande sognavo già di sposarla,

le dedicavo poesie e come per magia il suo caro viso spariva

ed io mi vedevo in un teatro affollato

con tanta gente in piedi ad applaudirmi.

A quindici anni

evitavo i compagni, i giochi e le feste

e restavo da solo per ore

ad osservare la distesa infinita del mare,

una voce dentro mi ripeteva sempre:

“I sogni non muoiono mai”.

Cercavo la libertà,

mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,

immaginavo di volare via per scoprire il mondo

senza ritorno, senza fermarmi

come un’onda senza mai una spiaggia

ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,

si perdevano in lontananza,

laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

Son diventato uomo troppo in fretta

e non riesco più a sognare.

Cerco ancora l’arcobaleno d’allora,

trovo le inquietudini di adesso.

La speranzosa attesa d’un tempo,

le antiche illusioni,

come oggetto prezioso caduto per terra

e frantumato in mille pezzi,

sono morte e crollate inesorabilmente

nell’amara consapevolezza del nulla che mi circonda.

Ma perché bisogna dire addio

sempre alle cose più belle?

alle delizie che promette ma non concede la vita?

Rassegnati animo mio,

le tue domande non conosceranno mai risposte!

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LA LEGGENDA DI CAMILLA

Chi di realtà si nutre

defunta ombra del nulla eterno è,

chi ai sogni crede,

la collera del tempo affamato

vincerà nei secoli.

Fra i castelli fatati dei mie sogni

Illa io ti sto inseguendo,

è la tua leggenda.

Gelosi folletti la raccontano in sogno.

Una notte di duemila anni or sono,

Camilla, una leggiadra ed esile ancella,

scrisse nel suo cuore:

“L’amor non vien da me, la fede stanca illusione,

la mia tenera età fior che appassisce,

ai sogni affido il mio avaro destino”.

Disperata ma senza lacrime,

corse verso quel dirupo che dominava quella valle

incantata da filtri magici, popolata da gnomi,

e da lassù altissima si gettò

gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sopra quella valle,

il tempo arrestò la sua corsa affannata

e, come per incanto, tutto restò immutato.

Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario

che ignaro non conosce la storia di lei

ed attraversa quell’angusta e remota valle,

senza veder né capir nulla,

ode nel leggero mormorio del vento,

l’eco della voce del fantasma di lei

che ripete ancora:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sì, nella mia fantasia,

tu Illa sei viva

e vivrai per sempre

con me.

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I MIEI PIU’ ATROCI INCUBI

Sono stato al parco.

Era notte.

Buio.

Cielo nero a sovrastarmi.

Incerto presagio di fine.

Io e l’oscurità.

Mi sono inginocchiato

ai piedi dell’acqua sporca che scorreva.

Ho rivisto il mio volto,

nel silenzio ho urlato,

ho urlato,

urlato!

fino a non avere più voce.

Non ero solo,

eppure mi sentivo come abbandonato.

La solita sensazione di dispersione

che si impadroniva nuovamente di me.

Sarei voluto correre via, scappare via

veloce, sempre più veloce

ma sono rimasto paralizzato

senza armature per difendermi

vittima dei miei più atroci incubi.

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ANCESTRALI PAURE

Fievole luci

che all’imbrunire

non vincon l’ombre.

Indecise sagome

arrancanti nel buio

nero antro di ancestrali paure.

Figure incerte

di bieco pensiero avvolte

che di nera cronaca s’ammantano.

Passi veloci

come a sfuggir tempesta

nei vicoli t’inseguono.

Il gelo del comune sentire

tutto avvolge

come unico sudario.

E a nulla vale

il lume della ragione che è vanto

nè il saper che l’amor mio m’è accanto.

Solo il colore del sogno

potrà spezzare

del grigio orrore il cerchio.

Solo di poesia il volo

potrà sciogliere delle catene

l’angosciante nodo.

Subisco l’ultimo disperato assalto

di chi sa che la sua guerra

ha già perduto ormai.

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PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA

Luna,

tu muta e bianca

sul destino degli umani

posi silente lo sguardo.

Solinga e distante,

sorella del buio e delle ombre,

non ti diletti e non piangi

ma taci,

osservi e sempre taci.

Eppure chi può dirmi se non tu sola

se è per natura perdente l’umana sorte

o se riposerà alfin ciascun mortale

e avran sollievo le sue notturne paure?

Vorrei chiederti o mia cara luna

a che serve vivere

e dove porta questo terreno viaggiare,

per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?

Ma tu mi appari misteriosa e vana

come lo è tutta l’esistenza umana

senza risposte, né certezze,

incurante della mia anima che anela, brama di sapere.

Io fragile essere, piccolo e limitato

tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,

eppure quanta grandezza nell’umano spirito

nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!

Silenziosa luna presto dovrai andar via,

l’alba si sta svegliando,

la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno

ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?

e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?

Luna

musa ispiratrice di poeti e cantanti,

meta irraggiungibile di sogni lontani,

compagna notturna di viandanti e zingari,

lascia che io alzi lo sguardo fino a te,

ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.

Tu luna vegli sopra uno strano mondo

fatto di pazzi.

Qui non c’è amore né comprensione

ed io non voglio più starci.

Un immenso buio

ha schiuso le ali sul mondo

e sul cuore degli uomini,

e questa notte sembra non aver mai fine.

Addio anche a te luna!

la mia solitudine è ormai segnata

in un presagio di morte

che prelude al pianto.

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C’È QUALCOSA

C’è qualcosa che immagini

quando sei bambino

e che poi perdi da grande.

È una sensazione magica

figlia della tua innocenza

vivida d’una luce quasi immortale.

Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,

davanti ai tuoi occhi

come per incanto si aprirà l’universo.

E le sue leggi lo governeranno con amore

e sarà armonia

bellezza cosmica.

L’oceano non ti farà più paura

e vorresti essere una goccia d’acqua

per unirti al mare.

E scoprire il tutto

essere in simbiosi con la natura

ammirarne il fascino.

Vorrai dare agli altri

la ricchezza che avrai dentro,

fino ad entrare in comunione con Dio.

Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio del tuo cuore

ringraziarlo per averti donato la  vita

con le sue meraviglie sempre nuove.

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SOGNO SVANITO

Sono in un prato,

un grande prato fiorito,

pieno di pace

e silenzio,

lì vedo i miei sogni perduti

impossibili

finiti.

Ci sei anche tu con essi

mi tendi le braccia con i capelli al vento

accenni un sorriso

ed io ti corro incontro,

ma di colpo mentre sto per sfiorarti

il mio sogno si spezza,

e il prato ridiventa il mio letto.

Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,

tutto intorno si trasforma

il sole diventa luna,

il giorno notte,

ed è caos nella mia mente,

tormento nel cuore,

mi ritrovo solo.

Non più il tuo sorriso

ma lacrime nei miei occhi,

quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,

addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà

di te mi rimarrà solo il ricordo

e la speranza di incontrarti di nuovo,

intanto mi consumo nella mia tristezza.

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AD UN PASSO

La tua esile figura,

trasfigurata nello specchio dell’universo

come spicchio di luce scende dall’alto

e attraversa cieli

strati di lucide gemme.

Entra così nel giardino della mia vita

fiore rigoglioso che affonda radici

nella terra della mia carne,

mutando destinazione

orientandosi su di me.

Ed è amore

puro

asceso come in un vortice

alimentato dalla forza della speranza,

pervaso da particelle fuse di materia.

Imponente figura

regina e sovrana

giri le spalle

all’ultimo sguardo della tristezza

ormai

ad un passo dall’amore immortale.

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CONCHIGLIA

Come una conchiglia

che racchiude in sé

i profumi e i segreti del mare,

attendi che le mie mani calde

si posino su te,

forti e gentili,

per raccogliere la tua essenza.

Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,

accarezzi il mio involucro

fragile eppur millenario con te vicino

mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa nudità,

per poi sussurrarmi all’orecchie

suadenti parole d’amore

in un mistico erotismo.

Portami con te

nell’intimità di un pensiero ribelle,

cullami,

come onda che lambisce le coste,

scaldami,

con carezze e sguardi penetranti

infine vivimi.

Tu sarai per me fantasia che non teme realtà

ed io sarò per te complice silenzioso e compagno di giochi

di fughe e ritorni,

innocenze e malizie

brezze di desiderio

che spirano gioiose

e rallegrano il cuore.

E saremo

semplicemente noi,

attimi di vita,

creature senza tempo

anime viventi

liberi

indelebili.

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TU BAMBINA

Tu bambina, tu semplicità,

tu gioia e serenità, tu l’infinita innocenza.

Tu che vivi felice i giorni della tua giovinezza,

tu che ti affacci con paura alla tua adolescenza.

Dai tuoi occhi traspare ancora

la magia di un mondo che sa di fantasia

e chissà se il tuo piccolo cuoricino

riuscirà ad esprimere ciò che sente dentro.

È sbocciato adesso un amore

e forse stai provando qualcosa che non hai mai provato prima,

sarà per te il primo dolore

ma sarà dolce lo stesso come il succo d’una caramella,

e le prime lacrime

avranno ancora lo splendore della tua innocenza.

I tuoi pensieri sono di amori fugaci,

i tuoi giochi tenere primavere

e tu ora dondoli spensierata nell’altalena dei tuoi desideri

come quando stringevi la tua bambola

che hai perso ormai.

Dipingerai di sogno i tuoi giorni,

colorerai d’arcobaleno persino i tuoi disegni

e li annoterai dolcemente nel tuo caro diario.

Vorrei regalarti una vetrina e riempirla dei tuoi sentimenti

così chiunque, sostando lì,

scoprirebbe la ricchezza che hai dentro.

Crescerai in fretta e non mi vedrai più con gli occhi di bambina

so che ti perderò per sempre.

Mille ed infinite parole non bastano a descriverti,

mille ed infinite poesie

non potranno farti capire quanto sei importante

ma quello che provi dentro non crescerà mai,

servirà a farmi rivivere ricordi di adolescenze perdute.

Con te bambina

correremo insieme e voleremo via lontano

verso nuovi orizzonti,

lì, resteremo per sempre

anche se dovrò dirti mille ed infinite volte: “Tu bambina”.

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MIA PICCOLA LISA

Il dono più grande

che la vita mi possa offrire

è quello di poter leggere

ciò che nascondi nel cuore,

mia piccola Lisa.

Lascia che io lo raccolga

fiore che è gettato via,

e lo custodisca qui

in uno spazio che da tempo

ormai è anche tuo.

Spero che quei sogni

che come gemme preziose porti nel cuore

un giorno si avverino tutti,

perchè lo meriti

e lo desideri.

Non ho mai visto

nella continua  ricerca della mia immaginazione

ne’ in mille volti di creature reali,

una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo

come quello tuo.

Il tuo adolescenziale mondo

è per me suggestiva poesia,

la tua voce,

quel silenzio

dei tuoi timidi sguardi!

Trovo nell’irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni

qualcosa che mi appartiene e mi attrae,

sensazioni che,

nella mia tormentata e adulta esistenza,

sono anche mie.

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CHE BELLA SEI

Scorre la pioggia su di noi,

che bella sei!

sembri un cucciolo

infreddolito, stretto nelle tue spalle.

È bello il rumore

dell’acqua sull’asfalto tra pozzanghere di specchi

e aghi di pioggia che cadono giù.

È dolce sentire

il tuo corpo umido

contro il mio, bere dalle tue labbra.

Vedere i tuoi capelli gocciolare

arruffati selvaggiamente

stupendi nel loro disordine.

Che bella sei!

troppo bella per essere tangibile,

per essere mia.

Sento che sei parte di un sogno

ed ho paura di svegliarmi,

vorrei morire dormendo

con te al mio fianco.

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IL CLOWN

Se in questa vita proprio devo fingere

voglio essere un clown

un trasformista multicolore

che diverte il mondo scherzando di sé.

Voglio essere l’arcano numero zero,

l’amico dei bambini,

il nano di corte, il giullare, il folletto.

Voglio essere il folle saltimbanco

che entra in scena,

che rompe gli schemi,

che fa ridere i cuori,

che sa indossare sulla guancia dipinta

una lacrima vera camuffata per finta.

Sarò triste come Pierrot

o forse allegro come Arlecchino,

non so neanch’io quello che diventerò.

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LETTERA AD UN AMORE LONTANO

Messina 16-12-1989

È quasi Natale ormai ma non è più festa per me,

ogni giorno è uguale all’altro.

Io lo so che in paradiso

non si può vivere per sempre,

ma nei tuoi occhi l’infinito

libera la mia mente,

se potessi io ti raggiungerei dovunque.

Sei tu

che mi fai sognare, ridere, impazzire.

Sei tu

che mi dai il coraggio di ricominciare.

Con te

ci sarà ancora tutto da scoprire

ed io so già

che la mia vita cambierà colore.

Ma tutto ormai appartiene al passato

e sembra non avere futuro.

Oggi cammino da solo per le strade ricche di addobbi natalizi

straniero anche per me stesso con la sola compagnia di lacrime che sanno di sale,

non so dove vado né se sto vivendo.

Mi sono guardato riflesso allo specchio

la barba lunga, i capelli arruffati

io sono cambiato sai

ma si è abbruttito pure il tempo, non si vede più il sole.

Quando l’aria si trasforma all’improvviso

e la tramontana sale,

è il mio cuore che mi chiede dove sei

e proprio in quei momenti tristi,

mi rendo conto che lunghe distanze

ormai mi separano da te.

Una sottile crescente malinconia

allora mi prende sempre più

e sembra che mi arrivi da lontano il calore della tua pelle,

mi par di sentire il suono della tua voce,

il ritmo regolare dei tuoi respiri sul mio petto.

E mi lascio andare così

alla dolce melodia di questi pensieri

e dentro di me fra mille paure

conservo ancora il tuo fuoco.

Giuliana, io darei qualunque cosa per rivederti un solo istante,

mi chiedo se è lo stesso anche per te.

Con amore, tuo Claudio

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 NULLA ESISTE OLTRE I SOGNI

Nel buio della notte,

seduto sull’orlo di un precipizio,

ammiro la bellezza della luna,

il suo pallore è come il viso della morte

che affamata di anime

attraversa l’aria contaminandola.

Niente!

solo oscuri pensieri

che trafiggono la mia mente,

grigie lame di metallo

che perforano la mia anima,

sangue che scorre

lungo il mio corpo.

Il cammino da seguire è lungo

ma non riesco più a vedere oltre,

non ce la faccio a capire,

non posso più correre.

Morfeo mi avvolge nel suo mantello ramato,

lacrime di morte

scendono dal cielo illuminato dalla triste luna

mentre il vento sfiora il mio corpo

e la solitudine mi trascina nella valle della morte.

Ho perso ogni mia speranza,

il fuoco della vita brucia il mio spettro.

Nulla esiste

oltre ai sogni,

mondi fantastici  di oracoli e maghi

che cancellano la realtà.

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CLAUDIO CISCO versi ed immagini

 

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EROS E MORTE

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Eros e morte

camminano insieme,

l’uno a fianco dell’altro,

dall’origine dell’universo

sino all’eternità.

Non può esistere il sesso

senza l’incombente presenza della morte,

e non si può morire per sempre

se non si sparge prima su questa terra il seme dell’amore.

Ogni essere umano comincia a morire

da quando un orgasmo lo genera,

e conserva nella memoria d’una lapide

parte di quell’amore che non separa la vita dalla morte.

Non c’è maga Circe capace di convincere Ulisse

col dono dell’immortalità,

e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare

che spaventi l’uomo

perchè quest’ultimo, bramoso d’avere tutto e subito,

ostinato e vanitoso,

innamorato di quel breve soffio che è la vita,

è pronto a sfidare persino gli dei primeggiando

pur di amare e morire,

respirando fino all’ultimo alito di vita,

sfruttando anche l’ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.

Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità

anche l’Onnipotente resterebbe senza parole.

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PULEDRINO

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È una piccola bellezza la sua

in tutti i sensi,

con quelle gambette ancor deboli.

Venuto alla luce da una settimana,

ha sempre un’aria incuriosita

per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.

È completamente nero come la notte,

con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;

fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.

Non so… ma questa piccola creatura

possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità

due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.

Ora, disteso fissa il vuoto

chissà a cosa pensa!

le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.

Appena la sua mamma si muove

lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,

in questo mondo che sente ancora straniero.

Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino

scoprirà pian piano la vita

e non sarà più un gioco.

E chissà,

forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi

da solo con la sua raggiante bellezza.

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AL MIO CANE

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La tua presenza

colmava il vuoto

della mia oziosa solitudine,

spesso mi contrariava

il tuo lungo abbaiare

che ora mi manca da morire.

Mostravi tutta la tua gratitudine

stendendoti ai miei piedi

e mi contemplavi,

parlavi con gli occhi

ci capivamo

nell’incrociarsi dei nostri sguardi.

Ci ritrovavamo sempre

nel nostro mondo

pieno d’abitudini,

forse

non ero solamente il tuo padrone

ma il vero amore.

Oggi non ci sei più

la tua festosa compagnia

si è dissolta

nella morte

ricoperta

dalla nuda terra.

Ma per me

rimani sempre una ferita aperta

incancellabile ricordo dentro al mio vuoto

nel ripiombato abisso

d’un’altra e più profonda

solitudine.

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ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE

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Allontana da me questo calice, Mare!

non voglio berlo,

non è vino

ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito

è salato

come schiuma di mare.

Allontana da me questo calice, Mare!

non lasciare che io m’immerga in te

sino a scomparire sott’acqua,

sono ancora vivo

il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono solo un uomo di carne e ossa

non posso vincere le tentazioni

non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,

abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono come Gesù nell’orto degli ulivi

non posso perdermi

e tu non puoi abbandonarmi

ora che ne ho più bisogno.

Allontana da me questo calice, Mare!

trasmettimi la potenza delle tue onde

la libertà del tuo orizzonte,

fa’ che la tua immensità

riempia la mia solitudine.

Aiutami!

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SOGNI DI SIRENE

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Era quello un modo

per rinascere innocenti

su una strada nuova,

come se una dea partoriente

avesse plasmato il suo feto

in schiuma di mare,

fino a ridosso delle correnti

dove accorsero sirene

a cantare ninnananne al vento,

richiamo vibrante

d’antica preghiera,

primordiale anelito

di sfiorare Dio,

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IL GIOCO DELLA MORTE

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Si è fatta bella

la morte,

che con mano gentile

dell’inferno m’ha schiuso le porte.

Stanotte ha indossato per me

l’abito da sera,

soffiandomi lieve sul viso

un alito di primavera.

È Bella!…È santa!… Così vestita da puttana,

giarrettiera, pizzo e calze a rete.

Con mosse seducenti s’aggiusta la gonna tra le gambe,

mentre si aggira furtiva con la sua falce intorno a queste tombe.

Intenso il suo odore,

inebria come vino l’aroma del peccato,

gocce di mistero i suoi occhi,

sensuale si manifesta il profumo del tormento.

Malizioso e penetrante il suo sguardo grigio fumo

m’ ha legato con robuste catene

e posseduto sull’altare del piacere

attimo di fugace emozione.

Come rito sacro

di gran sacerdotessa,

intenta a celebrare

messe nere.

Pezzi di carne cruda

e sangue offerti in sacrificio,

calice di fiele per acquietare

l’ansia nell’oblio.

Incantevole, dolce ella appare

e io l’ho amata

su un letto di passione impudica e discinta

intensi orgasmi i nostri tra lenzuola di seta,

nettare d’ambrosia e miele il suo calice.

È cosi bella….Così dolce ….Mio Dio !

sul viso vivida

risplende una luce.

Sembra innocente e pura

come una bambina,

il mio nero angelo

invece mi tenta come una sfrontata sgualdrina.

La   cerco!… La voglio! … La bramo!…

non conosco il suo nome

ma in silenzio

la chiamo.

Da questo mucchio di cenere e ossa

dove è sepolta sotto nuda terra,

la mia sconsacrata fossa

è già pronta.

Leggera come un’odalisca

ella volteggia su opposti cieli,

sinuosa muove i passi di una strana danza,

sventolando lunghi veli.

È allegra…libera… e mi sorride!

Mentre cerco di afferrarla con le dita scheletrite:

“Dimmi come ti chiami!” le chiedo finalmente,

me lo scrive con rossetto color porpora

su una lavagna azzurra

illuminata da una stella:

“Amor mi chiamo io! E dolore è… l’eterno compagno mio”

mi risponde.

 

 

 

 

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IN SILENZIO

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Io e te,

 

mano nella mano,

 

camminiamo verso il sole

 

guardandoci in silenzio.

 

Le nostre orme sono raggi di luce,

 

nel loro chiarore, riflesso,

 

osservo il tuo viso dolcissimo

 

che m’incanta, in silenzio.

 

Siamo solo noi due,

 

creati l’uno per l’altra,

 

rapiti da questo sole immenso.

 

Un amore senza fine grande più di noi

 

ci trascina via lontano

 

e tu esisti ormai dentro di me

 

ti sento in ogni parte del corpo,

 

tu sei l’aria che sto respirando,

 

sei la mia stella che brilla nel cielo.

 

Vicinissimi, avvolti dal calore,

 

noi ci amiamo sfiorandoci in silenzio.

 

Siamo in viaggio da qui all’eternità,

 

eroi di un sogno in questo breve vivere,

 

non svegliamoci mai,

 

ed ora, in quest’istante magico,

 

tu ed io siamo un solo essere,

 

non so più dove finisci tu e comincio io,

 

dove si dilegua il sogno e appare la realtà,

 

ora tutto acquista un senso

 

e finalmente scopriamo insieme

 

che c’è qualcosa di noi,

 

un motivo per vivere.

 

Non siamo più soli,

 

finché mi starai vicina, saprai tutto di me,

 

avrai il meglio di me stesso

 

e tu con me sarai sincera.

 

Stringimi la mano più forte,

 

sei l’unico scudo tra me e il mondo,

 

ho bisogno di te per non morire.

 

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PRIMO AMORE

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Un’ondata improvvisa di luminosi ricordi

 

sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà

 

e la schiuma che ritorna al mare,

 

lascia un immenso prato verde

 

ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera

 

e in quel giardino, d’incanto,

 

sbocciarono fiori di mille colori e ali dorate di farfalle,

 

lì v’era un bimbo che inseguiva felice il volo d’un aquilone

 

ed una bambina

 

che sfogliava dolcemente i petali d’una margherita.

 

Era bello correre insieme a lei, mano nella mano,

 

tra le spighe di grano più alte di noi

 

e l’azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai,

 

saltellare a gara con i cerbiatti,

 

e seduti in riva al ruscello,

 

gettare ramoscelli sull’acqua per vederli galleggiare dolcemente

 

e all’imbrunire, sudati e sporchi di terra,

 

scappare sul colle più alto

 

ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi,

 

aspettare in silenzio l’arrivo dell’arcobaleno con i suoi mille colori

 

e lì: “Io ti voglio bene anche se non so baciare” le dissi

 

col cuore che batteva forte come un uragano,

 

lei sorrise, mi baciò la guancia

 

e sbocciava così il mio primo amore

 

mentre una cicogna volteggiava in festa per me.

 

Ed ora, proprio in quest’istante mentre ti bacio amore mio,

 

io rivivo l’emozione d’allora,

 

la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore

 

e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te,

 

non più da bambino, ma da uomo ormai,

 

quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore

 

vorrei regalarti!

 

quanti segreti avrei da svelarti!

 

Ma tu … tu non capiresti mai

 

perché non so capirmi neanch’io

 

e non so come mai stai con un ragazzo come me

 

che ha ancora quei prati vergini nell’anima,

 

che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me

 

pronta ad amarmi: che buffo!

 

Ti prego non dirmi che sono un bambino

 

anche se non so far l’amore,

 

anche se il mio mondo è ingenuo.

 

Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano, mi dici:

 

“Non esiste al mondo ragazzo migliore di te”.

 

Amore mio,

 

io ti amo per non sentirmi solo,

 

per sorridere e volar via,

 

per vincere la paura che c’è in me,

 

per fermare la mia giovinezza che va via.

 

Amore mio,

 

è così naturale essere felici,

 

come mai la gente non lo sa,

 

non mi crede!

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RICORDI

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Si dirada come per incanto

 

la nebbia che mi avvolge

 

e s’apre d’improvviso il cielo

 

col suo manto azzurro,

 

torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi

 

come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.

 

Mi vedo a otto anni

 

quando avevo un’amica soltanto

 

che volevo bene come sorella.

 

Ricordo ancora come fosse ieri

 

i suoi capelli neri a boccoli

 

che le coprivano quell’esili spalle

 

come schiuma del mare accarezza gli scogli.

 

Era una bambina orfana

 

e la sera, quando andava a dormire,

 

si addormentava con due pupazzi vicino:

 

un orsacchiotto grande suo padre, una Barbie la madre,

 

aveva un segreto, teneva quei pupazzi sotto il cuscino.

 

Mi chiedeva spesso:

 

“Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?”

 

non sapevo mai risponderle.

 

Da grande sognavo già di sposarla,

 

le dedicavo poesie e come per magia il suo caro viso spariva

 

ed io mi vedevo in un teatro affollato

 

con tanta gente in piedi ad applaudirmi.

 

A quindici anni

 

evitavo i compagni, i giochi e le feste

 

e restavo da solo per ore

 

ad osservare la distesa infinita del mare,

 

una voce dentro mi ripeteva sempre:

 

“I sogni non muoiono mai”.

 

Cercavo la libertà,

 

mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,

 

immaginavo di volare via per scoprire il mondo

 

senza ritorno, senza fermarmi

 

come un’onda senza mai una spiaggia

 

ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,

 

si perdevano in lontananza,

 

laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

 

Son diventato uomo troppo in fretta

 

e non riesco più a sognare.

 

Cerco ancora l’arcobaleno d’allora,

 

trovo le inquietudini di adesso.

 

La speranzosa attesa d’un tempo,

 

le antiche illusioni,

 

come oggetto prezioso caduto per terra

 

e frantumato in mille pezzi,

 

sono morte e crollate inesorabilmente

 

nell’amara consapevolezza del nulla che mi circonda.

 

Ma perché bisogna dire addio

 

sempre alle cose più belle?

 

alle delizie che promette ma non concede la vita?

 

Rassegnati animo mio,

 

le tue domande non conosceranno mai risposte!

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LA LEGGENDA DI CAMILLA

 

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Chi di realtà si nutre

 

defunta ombra del nulla eterno è,

 

chi ai sogni crede,

 

la collera del tempo affamato

 

vincerà nei secoli.

 

Fra i castelli fatati dei mie sogni

 

Illa io ti sto inseguendo,

 

è la tua leggenda.

 

Gelosi folletti la raccontano in sogno.

 

 

Una notte di duemila anni or sono,

 

Camilla, una leggiadra ed esile ancella,

 

scrisse nel suo cuore:

 

“L’amor non vien da me, la fede stanca illusione,

 

la mia tenera età fior che appassisce,

 

ai sogni affido il mio avaro destino”.

 

Disperata ma senza lacrime,

 

corse verso quel dirupo che dominava quella valle

 

incantata da filtri magici, popolata da gnomi,

 

e da lassù altissima si gettò

 

gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:

 

“Io vivo e vivrò per sempre”.

 

Sopra quella valle,

 

il tempo arrestò la sua corsa affannata

 

e, come per incanto, tutto restò immutato.

 

Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario

 

che ignaro non conosce la storia di lei

 

ed attraversa quell’angusta e remota valle,

 

senza veder né capir nulla,

 

ode nel leggero mormorio del vento,

 

l’eco della voce del fantasma di lei

 

che ripete ancora:

 

“Io vivo e vivrò per sempre”.

 

 

Sì, nella mia fantasia,

 

tu Illa sei viva

 

e vivrai per sempre

 

con me.

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I MIEI PIU’ ATROCI INCUBI

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Sono stato al parco.

Era notte.

Buio.

Cielo nero a sovrastarmi.

Incerto presagio di fine.

Io e l’oscurità.

Mi sono inginocchiato

ai piedi dell’acqua sporca che scorreva.

Ho rivisto il mio volto,

nel silenzio ho urlato,

ho urlato,

urlato!

fino a non avere più voce.

Non ero solo,

eppure mi sentivo come abbandonato.

La solita sensazione di dispersione

che si impadroniva nuovamente di me.

Sarei voluto correre via, scappare via

veloce, sempre più veloce

ma sono rimasto paralizzato

senza armature per difendermi

vittima dei miei più atroci incubi.

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ANCESTRALI PAURE

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Fievole luci

che all’imbrunire

non vincon l’ombre.

Indecise sagome

arrancanti nel buio

nero antro di ancestrali paure.

Figure incerte

di bieco pensiero avvolte

che di nera cronaca s’ammantano.

Passi veloci

come a sfuggir tempesta

nei vicoli t’inseguono.

Il gelo del comune sentire

tutto avvolge

come unico sudario.

E a nulla vale

il lume della ragione che è vanto

nè il saper che l’amor mio m’è accanto.

Solo il colore del sogno

potrà spezzare

del grigio orrore il cerchio.

Solo di poesia il volo

potrà sciogliere delle catene

l’angosciante nodo.

Subisco l’ultimo disperato assalto

di chi sa che la sua guerra

ha già perduto ormai.

Versi poetici con immagini

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LA MIA TOMBA

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Oggi sono felice: si è avverato un sogno! Mi sono fatto una tomba tutta mia, col mio nome e cognome, la mia data di nascita, tranne quella di morte, ovviamente. C’è la mia foto scelta da me stesso, di quand’ero ragazzo. Ho inserito una mia frase molto significativa e ho scritto che sono scrittore e poeta. Ho messo inoltre tante statuine di angioletti, oltre ad una di Gesù risorto e della Madonna. Così lascio qualcosa di me ai posteri, oltre ai miei libri. Vado spessissimo a visitarla e porto solo fiori finti, immaginando con curiosità cosa potrà provare quel passante occasionale che transiterà da lì, più avanti nel tempo quando io avrò lasciato questa terra. Questo mio sogno un po’ strano ha le sue origini nella mia adolescenza, quando, attratto dai cimiteri e da tutto ciò che è sepolcrale, andavo a trovare la tomba di Marietta. Ma ora che ho fede, ho chiesto perdono a Dio e a lei stessa per averla sentita così forte, come fosse parte di me, fino a dedicarle un libro e 3 poesie. Ho promesso ad entrambi di non recarmi mai più sulla lapide di Marietta e di pregare ogni tanto per la sua anima. Ormai esiste solo la mia tomba!

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FOLGORI

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Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,

Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,

Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,

Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:

Perdonami mamma!

Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,

Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.

Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io

Le tue parole scuotono la mia anima

Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;

Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.

Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:

L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,

Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,

Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.

Quel maledetto perverso gene ereditato da mio padre,

È ancora presente in me,

Ma la potenza di Dio lo ha reso innocuo ed inefficace

Trasformandolo, dopo un lungo e progressivo periodo di purificazione nel mio spirito,

In in uno strumento di gloria per questa vita e per quella eterna.

Casa mia, prima piena zeppo di figure oscene,

Ora, completamente ripulita, è ricca di angeli ed immagini sacre,

Diventata un luogo di preghiera per gli altri e per me stesso

Da solo e in comunione con i fratelli

Mettendo a disposizione di tutti

Il dono carismatico che il Padre Celeste mi ha dato.


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NISIDA

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Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male

misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica

dimmi ti prego: chi sei?

Fai parte del mio mondo mortale

o ti ha partorito la mia immaginazione?

Sei una creatura di carne e ossa

oppure un’entità figlia di magia e misteri?

Ogni notte ed alla stessa ora

puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico

invisibile alone che dà piacere e uccide

e mi traforma in alieno uguale a te

estrema lotta fra carne e spirito

drammatico calvario di orgasmi e morte.

Ti scongiuro Nisida

svelami il tuo complicatissimo enigma

e rivelami se è donna o fantasma

colei che di notte fa l’amore con me.

Amabile folle creatura

da quale mondo vieni?

che poteri hai?

che specie di demone sei? Mi leggi la mente, oltrepassi   i pensieri.

Non ho paura di te, sai: tu sei tutto quello che io sono

ma le conseguenze di questa tua presenza in me

non sono in grado di controllarle, potrebbero essere devastanti.

Io so da sempre

di non essere normale

legato da un cordone ombelicale alla solitudine

perso nei labirinti dell’angoscia

sospeso tra le forze del bene e quelle del male

aggrappato solo all’arte ed alla sua creatività.

Ma tu inafferrabile Nisida disegni il mio destino

sei una lama affondata nella mia carne che non trasmette dolore

una voce lunare che mi guida la mente come un sesto senso

ed hai disintegrato ogni equilibrio

ormai sono folle più dei folli.

E’ tempo di portarmi con te, seducente Nisida

questo mondo non è più per me

la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,

ho conosciuto solo tenebre

ora voglio entrare nella luce.


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SOGNO SVANITO

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Sono in un prato,

un grande prato fiorito,

pieno di pace

e silenzio,

lì vedo i miei sogni perduti

impossibili

finiti.

Ci sei anche tu con essi

mi tendi le braccia con i capelli al vento

accenni un sorriso

ed io ti corro incontro,

ma di colpo mentre sto per sfiorarti

il mio sogno si spezza,

e il prato ridiventa il mio letto.

Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,

tutto intorno si trasforma

il sole diventa luna,

il giorno notte,

ed è caos nella mia mente,

tormento nel cuore,

mi ritrovo solo.

Non più il tuo sorriso

ma lacrime nei miei occhi,

quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,

addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà

di te mi rimarrà solo il ricordo

e la speranza di incontrarti di nuovo,

intanto mi consumo nella mia tristezza.

 

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MADAME CLELIA

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Un’emozione forte

 

si fa strada nei miei pensieri,

 

lenta scende come un’ombra

 

nella mia realtà ormai stanca

 

e tra la fantasia e l’età

 

mi trascina via con sé

 

in un tempo ormai lontano.

 

Mi rivedo di colpo lì

 

a spiarti dietro la finestra

 

di quella tua tenebrosa casa antica.

 

Sui miei undici anni appena compiuti

 

cadeva già il primo velo di follia,

 

e che sussulti, che tremiti segreti

 

in quelle mie inquiete notti di fanciullo

 

quando impaurito e rannicchiato

 

mi nascondevo sotto le coperte,

 

la mia prima masturbazione

 

la conobbi proprio allora e fu per te.

 

Madame Clelia!

 

Eri grande, troppo grande

 

forse vecchia per i miei occhi e per il mio corpo.

 

Avevi perso il marito

 

ti avevano abbandonato i figli

 

io come un giocattolo, un barboncino

 

ero tutto quello che ti rimaneva

 

nella tua vita mai vissuta

 

sempre attesa, mai avverata.

 

Ancor adesso

 

a distanza di tanti anni

 

non so cosa volessi tu da me

 

né cosa avrei potuto darti io.

 

Ma ti giuro Madame Clelia,

 

tu sei stata per me una regina

 

ti vedevo danzare nei miei sogni di bambino,

 

mi chiedo come mai così bella dentro

 

nessuno, all’infuori di me,

 

ti aveva vista mai.

 

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NICO

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Nico!

 

Ti ricordo ancora

 

avevi dodici anni, la mia stessa età

 

solo qualche giorno in meno.

 

Nico!

 

Sei nella memoria coi tuoi occhi scuri

 

una bocca grande ma con pochi denti

 

ti facevo il verso

 

non te la prendevi.

 

Nico!

 

Eri sempre con le brache corte

 

e le gambe viola

 

per il grande freddo.

 

Nico!

 

Ma com’eri buffo

 

con quel cappellino con il paraorecchie

 

una grossa sciarpa fatta da tua mamma

 

come ci tenevi.

 

Nico!

 

Il compito in classe

 

lo copiavi sempre da me

 

eri furbo

 

non so come facevi.

 

Nico!

 

Insieme sulle piante

 

a buttar giù palle di neve

 

alle barbagianne, le ragazzine con gli occhiali

 

quelle proprio racchie.

 

Nico!

 

Non ti ricordi le mele

 

rubate insieme e mangiate di nascosto

 

in quel mercato rionale?

 

E le domeniche d’agosto?

 

correvamo per le strade deserte

 

c’eravamo solo noi

 

chissà cosa volevamo dalla nostra vita!

 

Nico!

 

Eri il mio migliore amico

 

un giorno mi dicesti:

 

“Se fossi nato femmina ti amerei”.

 

Quel giorno al doposcuola

 

ci presero un po’in giro

 

avevano scoperto

 

i nostri giochi strani.

 

Non mi vergognavo di volerti bene, di prenderti per mano,

 

di regalarti il mio affetto

 

quello che riuscivo a darti,

 

quello che potevo darti.

 

Nico!

 

Ma tu adesso cosa fai?

 

chissà se ti sei sposato, se hai dei figli

 

se pensi ancora a noi.

 

Com’era bello uscire da scuola!

 

e col sole o con la neve

 

tornare a casa

 

insieme.

 

Nico!


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LA MIA MENTE

Girl of My Dreams series. Abstract design made of surreal woman's portrait and fractal elements on the subject of imagination, creativity, spirituality and dreaming

Girl of My Dreams series. Abstract design made of surreal woman’s portrait and fractal elements on the subject of imagination, creativity, spirituality and dreaming

Silenzi e vuoti intorno a me

 

quiete assoluta nella mia stanza

 

sguardo assente, occhi chiusi

 

la mia mente mi porta lontano fuori da qui

 

mi trascina via con sé e nessuno se ne accorge,

 

prende il largo sulle acque

 

attraversa un fiume tranquillo

 

che cancella i ricordi

 

e li fa scivolare via.

 

La mia mente

 

è volo di idee

 

ragnatele di ragionamenti

 

archivio di esperienze rimosse

 

cassetti colmi di dubbi incessanti.

 

La mia mente

 

è follia pura

 

immaturità e saggezza insieme

 

è un gigantesco pallone

 

che vaga rimbalzando continuamente

 

da un soffice sogno all’altro.

 

La mia mente

 

è finto silenzio

 

fantasie strane

 

vertigini e vortici di pensieri

 

spinta per vivere.

 

Crea una tempesta

 

non dorme la notte

 

incubi che si accavallano

 

sogni che nascono e rimangono sospesi

 

paure e solitudini senza fine.

 

La mia mente

 

è invasa di ricordi che si susseguono

 

notizie divorate

 

date, sentenze, nomi, schede ormai ingiallite

 

profumi di opere buone

 

domande senza risposte

 

amori cancellati e poi riscritti

 

sì che diventano no.

 

La mia mente

 

è un insieme di cose da dimenticare

 

una cantina di occasioni perdute

 

di progetti mai portati a termine

 

di ricordi nostalgici.

 

La mia mente

 

silenziosa corre, vola, sfugge,

 

anela, brama di sapere.

 

Va via col vento, più su delle nuvole

 

sopra gli oceani

 

sorvola spazi infiniti

 

raggiunge nuovi orizzonti.

 

La mia mente

 

mi convince

 

ha sempre la meglio

 

detta le sue leggi

 

ed io non posso sfuggirle,

 

la seguirò perché lei vuole così.

 

La mia mente

 

mi fa impazzire

 

mi fa venir voglia di scoppiare

 

mi lascia i segni di chi ha vissuto un’eternità.

 

Uccidimi il cuore!

 

la mia mente mi resterà ancora intatta.

 

Legami con una catena fortissima!

 

lei mi slegherà,

 

forse neanche la morte fisica

 

potrà riuscire a fermarla.

 

Ti prego mente mia

 

portami con te lontanissimo

 

nei grandi campi di neve dove il sole non c’è

 

nei deserti sabbiosi senza confini

 

nelle praterie immense

 

nei mari in tempesta

 

nelle cime vertiginosamente alte

 

nelle strade vuote senza fine

 

che portano al nirvana e all’estasi.

 

Portami o mente mia

 

attraverso paesaggi sfocati e laghi annebbiati,

 

le mie vene saranno fiumi tra le rocce

 

le mie mani pallidi monti nella notte

 

il mio sangue torrente rosso più del fuoco.

 

Solo con te sulla scia delle ninfe

 

tra cascate argentate, ghiacciai sterminati

 

i miei pensieri frustati dal vento

 

scatenati e prendi, prendi tutto di me!

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VORREI

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Vorrei vagare nell’universo

 

e cercarti ovunque,

 

nelle intrecciate tele di un ragno

 

nel fruscio delle foglie morte

 

nel dondolare dei rami stecchiti

 

nel profumo d’un incensiere

 

sfogliando la Bibbia

 

dinanzi al portone d’un antico monastero.

 

Vorrei essere portato via da te nella tua carrozza

 

lontano dalla prigione d’un grattacielo

 

lungo le strade dell’inverno

 

ed osservare riflessa nel lago argentato

 

la mia immagine vecchia e deforme

 

trasformarsi nella tua pelle giovane e bianca

 

e contare poi una per una

 

le perle della tua corona.

 

Vorrei capire chi sono

 

mostrandoti fotografie sbiadite e diari segreti,

 

mostrandoti la scia luminosa dei ricordi

 

di quello che ero ieri,

 

l’anima immortale che vive nei miei versi adesso,

 

la statua, la lapide e la polvere

 

di ciò che rimarrà dei miei sogni domani.

 

Vento impetuoso della fuggevole immaginazione mia

 

tu spalanchi con forza la porta di questa mia tacita realtà

 

e nelle annebbiate stanze del tuo nido

 

io mi sto sempre più addentrando.

 

Ed ora sento di poterti raggiungere.

 

Vorrei avvicinarmi ma non so chi sei

 

vorrei chiamarti ma non so il tuo nome

 

vorrei seguirti ma tu ti stai sciogliendo lentamente

 

in aria,

 

scompari quando credo d’afferrarti.

 

Eppure io ti inseguo da sempre

 

nei labirinti della mia mente,

 

cercandoti affannosamente

 

in ogni piccolo spazio

 

della mia camera vuota e solitaria.

 

E nelle lacrime della solitudine mia

 

che percorron lente il mio viso pulito,

 

vedo i miei sogni evanescenti

 

morire uno dopo l’altro

 

ed un bimbo,

 

quel bimbo che vive in ognuno di noi,

 

li porta con sé invecchiati

 

fino ad estinguersi

 

nel riposante approdo d’un obitorio.

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MAREE

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Noi siamo maree,

vivi e liberi come onde i nostri pensieri

a volte sommersi da potenti   tempeste

altre cullati da dolci zeffiri.

Ma vi è qualcosa di straordinario e grande:

un pensiero unico, travolgente

che cerca il naufragio e non l’approdo,

così fuggente e folle

da essere eterno,

così intenso e imprevedibile

da essere amore.

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ANIMA SOLITARIA

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Quell’istante tra la luce del giono ed il buio della notte

dove è ancora nitida la linea dell’orizzonte

è magia, è incanto per la mia anima solitaria.

Lentamente cancella con le sue carezze silenziose

ogni traccia del giorno passato

e il suo respiro si fa lieve.

Quella luce rimasta ancora, rischiara le acque

sento in lontananza le voci dei gabbiani

arrivati per il riposo notturno.

In questo momento vorrei essere con te

ad ammirarti, a respirarti

sotto questo cielo che brilla di stelle.

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LA MIA ANIMA È NUDA

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La mia anima è nuda

 

anarchico il mio istinto

 

folle la mia mente

 

immorale la mia libertà.

 

La mia anima è nuda

 

ama i bambini

 

sta al fianco di barboni, disadattati, emarginati

 

adora gli ultimi della classe sociale.

 

La mia anima è nuda

 

non sa vivere in società

 

non scende a compromessi e non concepisce le regole

 

non lavora e non produce.

 

La mia anima è nuda

 

è troppo grande per essere prigioniera in un corpo di carne

 

non può esser limitata dal tempo

 

è uno spirito libero che anela alla libertà assoluta.

 

La mia anima è nuda

 

posta al centro d’una corda tirata ai lati da lussuria e innocenza

 

come un verme striscia e bacia i piedi del demonio

 

poi di colpo s’alza in volo e abbraccia Dio

 

sempre in bilico tra inferno e paradiso.

 

La mia anima è nuda

 

soltanto nell’arte, di notte quando tutti dormono,

 

esce manifestando la sua diversità

 

se venisse scoperta verrebbe fatta fuori e forse anche uccisa,

 

bisogna lasciare dormire tranquillamente la gente,

 

guai a chi provasse a risvegliarli!

 

quando si sta troppo al buio, si ha paura della luce.

 

La mia anima è nuda

 

immortale e ribelle

 

aliena venuta da chissà quale mondo

 

destinata a perdersi e soffrire

 

nel crudele gioco della vita e della morte.

 

La mia anima è nuda

 

scevra da qualunque vanità

 

spogliata nella sua infinita miseria

 

non si lascia etichettare in nessun modo

 

non è né maschio né femmina, né schiava né regina.

 

La mia anima è nuda

 

conosce la sensibilità del male

 

è attratta dal fascino del proibito

 

è inquietante ma sincera.

 

La mia anima è nuda

 

è ancora bambina quando sogna

 

terribilmente vecchia quando insegue la logica

 

morta e sepolta quando si lascia sedurre da religioni e ricchezze.

 

La mia anima è nuda

 

condannata dalla sua stessa sensibilità

 

ad un isolamento senza uscita,

 

non chiede più comprensione ormai

 

sa di averla data ma di non poterla ricevere.

 

La mia anima è nuda

 

dannata

 

salvata

 

ma dannata ancora.

 

Anime perverse, entrate in sintonia con me!

 

sono qui, se volete potete trovarmi

 

non ho maschere e non mi nascondo:

 

la mia anima è nuda.

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10 FOTO BIZZARRE D’AUTORE (Claudio Cisco)

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VERSI CON IMMAGINI (Claudio Cisco)

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CLAUDIO CISCO.  Scrittore  poeta.  Nato a Messina nel 1964.  Appassionato dell’arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che in quello prosaico. Tra i temi trattati dall’autore con maggiore interesse durante questo cammino letterario spiccano l’amore per l’adolescenza e più in generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l’irrazionale e l’indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell’onirico, del misterioso e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e tristezza, desiderio d’evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e psicologia dell’animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più consoni all’autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell’autore, è stata data dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che, avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente all’ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi aleggiavano prima della conversione.

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LA LUNA DI PETER PAN

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Sentirsi eterni adolescenti

o addirittura curiosi bambini

alla meravigliosa scoperta del mondo.

Presi per mano dalla fantasia,

sospesi fra le nuvole

tra favole ed eroi,

viviamo nella città dei sogni.

In fondo

siamo creature talmente vulnerabili e fragili

che finiscono per provare realmente

i sentimenti e le emozioni che immaginano.

E rifiutare di crescere,

fuggire dalle proprie responsabilità,

annullare la vecchiaia e cancellare la morte.

Tutto è ingenuità,

disarmante stupore,

poetica avventura,

tenerissima immaturità.

Avere per amici solamente

gli artisti,

gli uccelli,

gli acrobati,

gli angeli

e tutti coloro i quali

con i piedi per terra

un senso non hanno.

Viaggiare con la mente,

leggeri come piume

che non atterrano neanche senza vento,

col dono dell’immunità’

verso i problemi pratici quotidiani,

incontaminati dalla crudeltà del materialismo.

Noi siamo Peter Pan,

affetti da una sindrome cronica

che non si potrà mai curare

e che si nutre ogni giorno

di nuovi colori, nuove sensazioni,

abbiamo la luna sempre negli occhi

siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.

Siam veramente malati e patologici?

o forse siamo solo

più fortunati di altri,

capaci di essere noi stessi.

Credo che siamo davvero vicini a Dio

e veniamo da un mondo

che sta al di là.

Sentirsi eterni adolescenti

o addirittura curiosi bambini

alla meravigliosa scoperta del mondo.

Presi per mano dalla fantasia,

sospesi fra le nuvole

tra favole ed eroi,

viviamo nella città dei sogni.

In fondo

siamo creature talmente vulnerabili e fragili

che finiscono per provare realmente

i sentimenti e le emozioni che immaginano.

E rifiutare di crescere,

fuggire dalle proprie responsabilità,

annullare la vecchiaia e cancellare la morte.

Tutto è ingenuità,

disarmante stupore,

poetica avventura,

tenerissima immaturità.

Avere per amici solamente

gli artisti,

gli uccelli,

gli acrobati,

gli angeli

e tutti coloro i quali

con i piedi per terra

un senso non hanno.

Viaggiare con la mente,

leggeri come piume

che non atterrano neanche senza vento,

col dono dell’immunità’

verso i problemi pratici quotidiani,

incontaminati dalla crudeltà del materialismo.

Noi siamo Peter Pan,

affetti da una sindrome cronica

che non si potrà mai curare

e che si nutre ogni giorno

di nuovi colori, nuove sensazioni,

abbiamo la luna sempre negli occhi

siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.

Siam veramente malati e patologici?

o forse siamo solo

più fortunati di altri,

capaci di essere noi stessi.

Credo che siamo davvero vicini a Dio

e veniamo da un mondo

che sta al di là.

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IL SILENZIO NEL SILENZIO

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Erba appena bagnata sulla livida terra,

 

odore di pioggia da poco caduta

 

trasporta nell’aria bollicine di sogni

 

in questo autunno che scorre lento…

 

Silenti alberi ammutoliti e spogliati

 

attendono stanchi giovani foglie,

 

con la nuova stagione arriveranno

 

in questo autunno che respira lento…

 

Un colore giallognolo suggestivo e irreale

 

avvolge ogni cosa di magico incanto,

 

sfumature di anime invocano il sole

 

in questo autunno che sbadiglia lento…

 

Piante e animali stanno dormendo,

 

la natura è un fantasma che si aggira ramingo,

 

persino le pietre chiudono gli occhi arrossati

 

in questo autunno che dorme lento…

 

Non si avvertono rumori, non si odono lamenti

 

non c’è più linfa, è sottratta ogni energia

 

domina il nulla immobile e statico

 

in questo autunno che tace lento…

 

Una coltre di nebbia come una nuvola

 

disegna il paesaggio di malinconica assenza,

 

una sottile tristezza scende sul cuore

 

in questo autunno che muore lento…

 

E in questo bosco solitario e sperduto

 

dove anche il vento non ha la forza di soffiare,

 

io perdo me stesso ed i miei pensieri

 

e nel silenzio io rimango in silenzio.

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L’ANGELO NERO

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L’angelo nero è tornato

 

a bussare alla mia porta.

 

È entrato

 

senza che me ne accorgessi.

 

Nel silenzio assoluto

 

dei suoi passi inesistenti,

 

mi avvolge nel suo manto

 

fatto di fumo e di tenebre.

 

Muta creatura

 

della notte più buia,

 

mi hai preso

 

senza che un lamento

 

venisse fuori dalle mie labbra gelide,

 

bianche come la cera.

 

Ora sono anch’io una creatura della notte

 

una sorta di vampiro

 

assetato di vita, assuefatto di morte,

 

faccio parte del tuo mondo allucinante.

 

Voglio solo fuggire via, nell’oscurità,

 

spiegare le mie ali di pipistrello

 

e volare lontano

 

nella notte che adesso sento d’amare.

 

Fuori il fiume sta scorrendo,

 

dentro il fuoco non si spegne

 

mai un momento,

 

ed io come ti sento, io ti sento!

 

E tu, angelo nero,

 

ormai vivi nell’oscurità della mia anima

 

come una candela accesa

 

che va spegnendosi lentamente

 

ma che non si consuma.

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FIGLIA DEL VENTO

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Lei è nata sulle rive del Sindh

 

aveva lunghi capelli neri,

 

sua madre la lavò nel fiume

 

suo padre le cantò una canzone tribale.

 

È nata mentre arrivava l’inverno

 

le capanne erano fredde,

 

crescendo ha teso la mano, la sua voce voleva parlare

 

ma la gente volgeva lo sguardo altrove.

 

Ha camminato a piedi scalzi

 

e ballato sotto la luce del sole

 

mentre i violini sembravano piangere in musica,

 

e i vecchi del campo narravano misteriose leggende.

 

L’hanno vista fare l’amore sulla terra nuda

 

parlare agli animali

 

sfogliare i petali d’un fiore

 

giocare prendendo per mano i bambini del campo.

 

Lei leggeva il destino

 

vedeva l’anima riflessa negli occhi

 

poi in silenzio

 

riprendeva il suo cammino.

 

È una ROM figlia del vento

 

la sua strada è lunga e faticosa

 

ma è libera e felice di essere quel che è:

 

la vita è andare verso dove non sai.


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SPREMI IL MIO SUCCO

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Spremi il mio succo ragazza!

 

spremi tutta la vigna

 

e beviamo sino ad esserne ebbri

 

che anch’io sono pazzo di te

 

e di nuovo ardo di febbre.

 

Spremine ancora e ancora

 

e riempi la coppa proibita

 

per brindare sorella all’aurora

 

splendida amante della vita.

——————————————————-

 

ERA UN GIOCO

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Le rincorse sui prati

 

quell’acchiapparci

 

per finire lottando fra l’erba

 

… era un gioco.

 

Era un gioco

 

il mio corpo sul tuo

 

e trattenerti vinta per terra,

 

posarti la testa sul seno

 

aspettando che il respiro

 

tornasse leggero

 

… era un gioco.

 

Era un gioco

 

la prigionia contro i sassi

 

del muretto tra i rovi,

 

il tuo viso offerto nel sole

 

la dolce schermaglia dei fianchi

 

… era un gioco.

 

Ma quel gesto in più,

 

la mia incontrollata reazione,

 

la follia che ci prese

 

e che ci sconvolse la vita,

 

era un gioco dal quale

 

non abbiamo più fatto ritorno.

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MEDUSA

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Chioma di Medusa

 

ha i suoi tentacoli stesi sul letto.

 

Salice piangente

 

sul colle d’illusioni,

 

la luce dell’alba l’accende

 

fonde le fronde col cielo infuocato,

 

disegna l’ombra e il profilo

 

amaro e sommesso … dolce e sottile …

 

… fiero e slanciato.

 

Occhi penetranti come fari di luce,

 

inestinguibili fonti di vita,

 

pozzi profondi, impercepibile essenza

 

dolce presagio di un amaro futuro

 

prova incombente di vita e di morte.


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AMORE

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Ho visto lanterne ardere

in un silenzio infinito

dove la memoria

si perde.

Voci di bambini aleggiare

in un tempo remoto

dove suoni di flauti

contrastavano sussurri e grida.

Incontrollato amore, sconosciuto, amaro

disperato amore

che devasti l’animo

e sconvolgi la mente.

Amore rincorso, perduto, ritrovato

amore di lacrime

che purifichi gli occhi

e lontano calmi l’ardore.

Ho sentito il mare infrangersi

in onde di tempesta

in un tempo inaccessibile

dove il dolore si dissolve.

E ricordi amari al cuore

che offuscano

la vita vissuta

e non vissuta.

Inspiegabile amore, vagabondo, inconsueto

fragile amore

che distruggi il mio sangue

e annienti il mio corpo.

Amore cercato, sognato, sperato

amore di rabbia che infiammi lo sguardo

e lontano

accendi le vene.

Più amore

più forza,

più di te

dentro me.

——————————————————————————–

BIANCANEVE

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Ragazzini eravamo forse bambini

una decina circa non di più

8-10-13 anni al massimo

queste le nostre età.

35 anni aveva lei se ben ricordo

Biancaneve la chiamavamo noi,

per cinquemila lire il pisellino ci toccava,

per dieci lo succhiava.

Infine per trentamila l’amore faceva

e sempre con uno per volta

mai tutti assieme

o più di uno.

Com’era bella Biancaneve nostra!

Com’era dolce e comprensiva!

Come ci sapeva fare!

Un dolce segreto era e nessuno di noi mai parlò.

Per caso l’ho rivista dopo 30 anni e forse più

appesantita, invecchiata, sfiorita, la nonna pareva

di quella Biancaneve conosciuta allora

ma un sussulto al cuore ho avuto lo stesso nel vederla:

“Biancaneve!”

d’istinto le ho detto senza volerlo;

“Prego?”

mi ha risposto stupita lei.

——————————————————————————–

CANTO DI DELIZIA

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La mia lingua sfiora la tua lingua,

il mio sesso nel tuo sesso,

il mio cuore nel tuo cuore,

la mia vita nella tua.

Anima sguarnita da ogni vincolo

stretta a me in un desiderio sfrenato

rincorre la perfetta incarnazione del godimento.

Bagnato è il tuo corpo

di linfa sacra

dove riposa la più alta eccitazione

delle fantasie più proibite ed inconscie.

Profumo di rose appena colte

sparse nel tuo campo che ho appena sconfinato,

in un sussulto il tuo respiro

sa di mandorle e canditi.

I tuoi vagiti si fondono con i miei

creando intensi movimenti fisici

di pura creazione artistica

tramutandosi in un canto di delizia.

POESIE DI CLAUDIO CISCO CON IMMAGINI ANIMATE

ALBA

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Alba!

tu stai sorgendo,

silenziosa brezza nell’aria,

leggiadre ali intorno.

Alba!

tu stai spargendo

il tuo colore

sul mare

addormentato.

La tua pace

mi sta

cambiando.

La mia anima,

svegliandosi,

si sta aprendo all’amore

verso l’infinito.

Io sento

che sto per nascere

sì,

lo sento,

io sto nascendo.

——————————————————————

PRIMAVERA

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Petali di fiori,

ali di farfalle,

canti di uccelli,

profumi nell’aere.

Il sole che sorride,

il cielo che sta a guardare.

..—————————————————————————–

PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA

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Luna,

tu muta e bianca

sul destino degli umani

posi silente lo sguardo.

Solinga e distante,

sorella del buio e delle ombre,

non ti diletti e non piangi

ma taci,

osservi e sempre taci.

Eppure chi può dirmi se non tu sola

se è per natura perdente l’umana sorte

o se riposerà alfin ciascun mortale

e avran sollievo le sue notturne paure?

Vorrei chiederti o mia cara luna

a che serve vivere

e dove porta questo terreno viaggiare,

per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?

Ma tu mi appari misteriosa e vana

come lo è tutta l’esistenza umana

senza risposte, né certezze,

incurante della mia anima che anela, brama di sapere.

Io fragile essere, piccolo e limitato

tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,

eppure quanta grandezza nell’umano spirito

nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!

Silenziosa luna presto dovrai andar via,

l’alba si sta svegliando,

la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno

ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?

e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?

Luna

musa ispiratrice di poeti e cantanti,

meta irraggiungibile di sogni lontani,

compagna notturna di viandanti e zingari,

lascia che io alzi lo sguardo fino a te,

ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.

Tu luna vegli sopra uno strano mondo

fatto di pazzi.

Qui non c’è amore né comprensione

ed io non voglio più starci.

Un immenso buio

ha schiuso le ali sul mondo

e sul cuore degli uomini,

e questa notte sembra non aver mai fine.

Addio anche a te luna!

la mia solitudine è ormai segnata

in un presagio di morte

che prelude al pianto.


IO L’HO VISTA

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Io l’ho vista

quand’ero ancora adolescente e mi sentivo solo

in un freddo pomeriggio d’inverno,

nel silenzio,

in quella grotta buia coperta da fronde.

L’ho vista

nella sua nudità d’angelo

librarsi in volo con le sue ali dorate,

mi ha parlato

con la sua voce dolce e suadente.

L’ho vista, lo giuro!

anche se nessuno mi vuol credere,

mi ha detto di non svelare il suo segreto

che da allora è anche il mio.

Nella notte delle stelle cadenti

sono tornato nel punto dove mi è apparsa

ma non ho veduto più nulla

silenzio assoluto anche del vento,

ma una luce brillante si è accesa

subito dopo che sono andato via.


LA FORZA DELLA PREGHIERA

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Tanto tempo fa

qualcuno disse:

“Se non sarete puri come bambini

  non entrerete nel regno dei cieli”.

Poi,

aggiunse di pregare

col cuore e con fede,

per ottenere qualunque cosa.

L’uomo,

da sempre lontano dal Creatore

con le mani giunte,

per la prima volta iniziò a pregare.

Dopo pianse di gioia

e il mostro a tante teste

diventò un coleottero,

 l’orco cattivo

si trasformò in un arcangelo bambino.


IL TUO ANGELO BAMBINO

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In segreto,

un amore ti dorme accanto,

muto e invisibile,

ha soltanto occhi per guardarti

e mani che non possono stringerti.

Della sua malinconia non ti accorgi

quando lo guardi e non lo vedi,

quando lo accarezzi e non lo senti.

Come un fantasmino si aggira per la stanza

urla a volte per destarti dal sonno ma invano

e poi di nuovo tace

vinto dalla tua indifferenza

più solo e più piccolo di prima.


IL SILENZIO NEL SILENZIO

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Erba appena bagnata sulla livida terra,

odore di pioggia da poco caduta

trasporta nell’aria bollicine di sogni

in questo autunno che scorre lento…

Silenti alberi ammutoliti e spogliati

attendono stanchi giovani foglie,

con la nuova stagione arriveranno

in questo autunno che respira lento…

Un colore giallognolo suggestivo e irreale

avvolge ogni cosa di magico incanto,

sfumature di anime invocano il sole

in questo autunno che sbadiglia lento…

Piante e animali stanno dormendo,

la natura è un fantasma che si aggira ramingo,

persino le pietre chiudono gli occhi arrossati

in questo autunno che dorme lento…

Non si avvertono rumori, non si odono lamenti

non c’è più linfa, è sottratta ogni energia

domina il nulla immobile e statico

in questo autunno che tace lento…

Una coltre di nebbia come una nuvola

disegna il paesaggio di malinconica assenza,

una sottile tristezza scende sul cuore

in questo autunno che muore lento…

E in questo bosco solitario e sperduto

dove anche il vento non ha la forza di soffiare,

io perdo me stesso ed i miei pensieri

e nel silenzio io rimango in silenzio.


CANCELLI

pioggia

Varchi di nebbie dense

come cancelli aperti

sui giardini dell’inverno,

accarezzano marmoree figure, antiche armature

che sembrano prendere forma e riacquistare vita

lungo sentieri traslucidi d’ombre.

Tra il soffuso crepitio dei passi,

soffici foglie danzano la fine

nel profondo silenzio del nulla

come un leggero vapore che scema la terra.

Fra le dita del crepuscolo

aprirò i miei cancelli.

O cielo, fa’ che questa notte mi sia sorella

affinché possa spargere i miei bagliori

e fonderli in stelle!


IL TRENO DELLA VITA

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E il treno corre,

corre lontano sui binari della vita,

lungo la strada del mio dolore.

Va via velocemente

proprio come i miei anni,

il mio tempo che scorre.

Dai vetri del finestrino il quadro cambia sempre

vedo montagne invalicabili di paure,

pianure non più verdi di speranze invecchiate,

laghi salati di pianto amaro.

Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,

mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.

Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,

prigioni di tanti limiti ed arrese,

miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,

il cielo dove non ho mai volato,

lontane isole esplorate solo nei sogni,

nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna

e poi

file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozioni,

paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,

prati verdi dove correvo sull’erba da bambino,

rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,

odo nel vento la sua voce che mi chiama.

Il treno corre

la sua corsa senza fine

senza ritorno, senza fermate

ed io via con lui

m’allontano sempre più senza sapere dove andrò,

certo di perdermi solo

come un vagabondo senza famiglia.

Addio casa mia d’infanzia!

Addio amici della mia adolescenza!

Addio giovinezza perduta per sempre!

Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!

Com’è triste non poter tornare indietro!

Ma perché la vita è una corsa continua?

Perché la fine di un viaggio non c’è mai?

Mi fermerò soltanto

quando giungerà l’autunno con la sua folata gelida,

come foglia ormai ingiallita,

sarò strappata dal mio albero,

trascinata nel vento.


NEBBIA

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E la nebbia scendeva

lentamente

confusa.

Solo una luce

si distingueva all’orizzonte

in un tremulo brillio.

Poi un’altra

e subito dopo un’altra

e un’altra ancora.

Indefinibile paura e insieme lontana speranza,

chiusi gli occhi

e non fu più niente.


STELLA DEL MATTINO

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Bentornata stella del mattino

ancora dai miei occhi sgorga pianto:

che giorno è questo in cui tu dormi ignara,

mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?

Ti sveglierà l’odore del bosco

e il lento dischiudersi di altri baci.

Avrai suoni e colori anche per oggi.

Io, soltanto la tristezza.


LA POESIA DEL GABBIANO

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E’ arrivata esultante

la stagione del gabbiano,

è tempo di migrare

verso terre lontane

per scoprire nuovi segreti,

nuove sensazioni.

Un nuovo giorno è oggi

per spiccare il volo

sulla superficie del mare aperto,

sull’orlo dell’oceano,

per volteggiare sulla cresta dell’onda.

Vola nel vento gabbiano!

vola più in alto che puoi!

non ti fermare.

La mia penna

saranno le tue ali,

i miei versi

la tua scia.


AQUILA DALLE GRANDI ALI

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Salti per il mondo

e in cima in un attimo ti ritrovi,

da quell’altezza sei tu la padrona,

niente potrà più fermarti.

Aquila dalle grandi ali

ti stagli di profilo,

i tuoi occhi

puntano la preda.

Cosa ricordi di te stessa?

forse il fiore che ti generò,

il respiro del fuoco,

l’aria aperta.

A chi somiglia?

della natura sei complice

bocca bellissima.

Non avrò timori,

il sentiero è dritto

e la ghiaia bianca.

L’erba che raccoglierai

sul ciglio ti basterà

e gli anni futuri

ti vedranno fiera

in cima alla montagna.

Ed io saprò dove cercarti:

nel tuo nido